L’impatto della guerra sui bambini, rapporto Save the children

05/03/2018 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

È dedicato ai bambini che vivono nelle zone colpite da conflitti il nuovo rapporto di Save the children The war on children, un quadro delle violazioni subite dai più piccoli da cui emerge che più di 357 milioni di bambini – 1 su 6 al mondo – vivono attualmente in aree dilaniate dalle guerre. Il loro numero è cresciuto di oltre il 75% rispetto all’inizio degli anni Novanta, quando i minorenni in tali contesti erano 200 milioni.
Il rapporto mette in evidenza le principali cause del peggioramento delle condizioni dei bambini nei conflitti: la crescente urbanizzazione delle guerre, l’utilizzo di armi esplosive in aree popolate e la natura più complessa e protratta dei conflitti moderni, che hanno messo civili e in particolare i minori in prima linea. «La Siria – si sottolinea nella presentazione dell’indagine - è il paese in cui è più difficile vivere per i bambini che si trovano in aree di conflitto».
I dati Save the children rivelano che tra il 2005 e il 2016 oltre 73.000 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni nell’ambito di 25 conflitti, con oltre 10.000 casi registrati nel solo 2016.
Tra il 2005 e il 2016, inoltre, quasi 50.000 minori sono stati reclutati forzatamente nei gruppi o nelle forze armate. Solo nel 2016, sono stati quasi 8.000 i casi verificati di reclutamento forzato, con la Nigeria a detenere il triste primato con più di 2.000 bambini costretti a unirsi ai gruppi o alle forze armate. Seguono la Somalia e la Siria dove nel 2016 il numero è più che raddoppiato rispetto al 2015.
Altri dati svelano che dal 2005 al 2016 ci sono stati oltre 14.300 casi di minori rapiti e sequestrati, con il picco registrato nel 2015 quando i casi ammontavano a oltre 3.400.
Il rapporto analizza anche un altro aspetto: l’istruzione dei bambini che vivono nelle aree colpite da conflitti. Dall’indagine emerge che oggi, nel mondo, 27 milioni di minorenni sono tagliati fuori dall’educazione a causa delle guerre, perché sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché le loro scuole sono state distrutte o danneggiate oppure perché i loro insegnanti sono fuggiti. Tra il 2005 e il 2016 si sono infatti registrati oltre 15.300 attacchi che hanno avuto come obiettivo scuole e strutture sanitarie, con un incremento del 100% in un decennio. In particolare, il 2017 si è rivelato uno degli anni peggiori per quanto riguarda gli attacchi verso le strutture educative, con almeno 2.000 attacchi verificatisi in Yemen e in Repubblica Democratica del Congo, il 400% in più rispetto al 2015.