"Di chi è questo spazio? Un po' anche mio!"

08/11/2010

«La più grande indagine sui ragazzi mai realizzata nel nostro Paese e la prima che parla di loro rivolgendosi direttamente a loro»: con queste parole Valerio Belotti, sociologo dell'Università di Padova e coordinatore del progetto, presenta Di chi è questo spazio? Un po' anche mio!, l'opuscolo che riporta i primi risultati della rilevazione condotta nella primavera 2009. Rivolta alle scuole che hanno partecipato, la pubblicazione si pone come «prima restituzione dei dati raccolti» e come «segno di considerazione per i ragazzi che vi hanno preso parte». Sono stati ben 21.527 gli alunni e gli studenti che hanno composto il campione d'indagine, distribuito in 40 province e rappresentativo a livello nazionale e regionale. La ricerca, condotta dal Centro nazionale e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ha coinvolto studenti della prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e della seconda classe della scuola secondaria di secondo grado, che hanno risposto a un questionario composto per lo più da domande “chiuse”, presentato ai ragazzi dopo un percorso condiviso di valutazione e avvicinamento. «Abbiamo voluto indagare non solo il grado di partecipazione – dice Belotti – ma come i ragazzi percepissero la loro importanza nei vari ambiti della vita quotidiana, con particolare attenzione alle modalità dei loro processi decisionali». Qualcosa che, «non solo in Italia, non è mai stato fatto prima, visto che i ragazzi sotto i quindici anni vengono intervistati solo come soggetti di consumo e mai per conoscere il loro punto di vista». I temi toccati dalle 188 domande del questionario sono stati: amici, partecipazione in famiglia, vita a scuola, attività sportive, uso della rete, partecipazione ad associazioni, vita nella zona di residenza, diritti dei ragazzi e delle ragazze (compresa la conoscenza della Convenzione sui diritti del fanciullo), informazioni generali, valutazione del questionario; in chiusura, uno “spazio aperto” a consigli e osservazioni libere e spontanee. Belotti fornisce anche qualche prima indicazione desumibile dai risultati, che a breve saranno elaborati e commentati in un Quaderno del Centro nazionale. «In maniera un po' sorprendente, gli spazi di costruzione delle decisioni con i genitori sono molto alti – dice – Ci saremmo aspettati maggiori conflitti, ma dalle risposte dei ragazzi emerge l'esistenza di un confronto attivo e positivo con la famiglia e gli amici». Invece gli ambiti  «nei quali le decisioni sono meno frutto di decisioni collegiali risultano quello sportivo e quello scolastico, che appaiono improntati al principio della subordinazione verso allenatori, professori e adulti in genere». Soprattutto la scuola, dalle risposte raccolte, «appare come un ambito di lavoro, nel quale i rapporti di potere sono già decisi e i ragazzi si preparano e sottostanno ad una serie di regole fissate dagli adulti». Per quanto riguarda i diritti, osserva il sociologo, «li conoscono anche se spesso non hanno cognizione dell'esistenza della Convenzione di New York: tuttavia sono ben consci dei livelli critici di rispetto dei loro diritti negli ambiti decisionali». Il percorso della ricerca ha messo anche in luce altri aspetti sorprendenti. Per esempio, «abbiamo costruito il questionario e abbiamo continuato a limarlo perché temevamo che potesse essere troppo lungo e potesse generare cali di attenzione e peggiorare il tasso di risposta». Invece, «i ragazzi si sono confermati più affidabili degli adulti nella compilazione di un questionario – dice Belotti – La percentuale di domande senza risposta è stata bassissima, anche in quelle posizionate alla fine, segno che l'attenzione è rimasta costante». Più in generale, poi, «alunni e studenti sono apparsi molto interessati, soprattutto perché avevano ben chiaro che quello che interessava più di tutto era la loro opinione». L'opuscolo, che anticipa il Quaderno di approfondimento, «vuole dimostrare che è possibile raccogliere le opinioni e le idee di ragazzi e ragazze senza rivolgersi in modo obbligato agli insegnanti se non ai genitori, come invece troppo spesso accade». E poi «abbiamo voluto portare nel dibattito sulle iniziative a favore delle ragazze e dei ragazzi quanto essi stessi dicono delle loro esperienze quotidiane in modo che se ne possa tener conto». «Auspichiamo – conclude Valerio Belotti - che questo lavoro possa contribuire a far riconoscere sempre più agli adulti la necessità e l’importanza di prestare ascolto alle esigenze e ai punti di vista di chi  è già un cittadino, anche se non ancora maggiorenne». (mf)

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