Censis, giovani italiani "connessi" e smarriti

03/01/2012

A maggior rischio di dispersione scolastica, poco interessati alla rappresentazione della politica in tv ma attenti alle possibilità aperte dalle nuove tecnologie: sono alcuni degli elementi relativi agli adolescenti italiani che si ricavano dal 45mo Rapporto sulla situazione del Paese, pubblicato dal Censis pubblicato nello scorso mese di dicembre.

 
L’indagine 2011 dell’istituto di ricerca socio-economica fotografa una società italiana «fragile, isolata» e smarrita di fronte alla crisi. I ragazzi italiani, secondo quanto si trova nei capitoli dedicati al dettaglio più squisitamente socioeconomico, non sfuggono a questa deriva poco rassicurante.
 
Infatti, se nell’ambito formativo, il Censis registra come siano in diminuzione i cosiddetti “early school leavers” (cioè i giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e fermi dal punto di vista formativo): da una media del 22,9% del 2004 si è scesi al 18,8 del 2010. Ma nel Sud e soprattutto nelle Isole (25,6%), i numeri rimangono preoccupanti. Ma il quadro non è così confortante: infatti aumenta la percentuale di coloro che abbandonano i banchi entro il biennio delle superiori (saliti al 16,7%), soprattutto tra gli iscritti agli istituti professionali.
 
Se al Centro/Nord il quadro appare in avvicinamento ai livelli europei (l’obiettivo del 10% di early school leavers entro il 2020), lo scollamento del Meridione è confermato anche dalle interviste ai dirigenti scolastici di medie e superiori sulle sinergie con gli altri organismi istituzionali del territorio. Infatti, il 57,4% dei dirigenti dichiara di contare molto o abbastanza sul supporto degli enti locali e un analogo 57% sul contributo delle famiglie, seguono gli organismi del terzo settore (56%) e le parrocchie (54,1%). Minoritaria è invece la quota di dirigenti che segnala un contributo adeguato di organismi della formazione professionale (34,9%) e di imprese (14,9%).
 
Ma, come detto, la situazione del Sud è molto negativa: gli istituti scolastici «segnalano per il 37,1% di non poter contare affatto sul sistema della formazione professionale». Non solo: anche il contributo degli enti locali è molto differente, presenti – molto o abbastanza – al Nord nel 73,6% degli istituti scolastici intervistati, al Centro nel 62,8% e nel 41,4% al Sud. Secondo i presidi, «abbandoni e irregolarità sono sovente la conseguenza di un fenomeno più ampio di disaffezione allo studio, determinato anche dalla carenza di prospettive di lavoro e da incerte traiettorie di vita futura». Secondo il 54,4% (58,6% per le scuole di I grado) dei dirigenti scolastici tra i propri allievi prevale «la propensione a continuare negli studi, ma spesso senza un progetto di vita e di lavoro».
Questo smarrimento nei confronti del futuro dà nuova linfa al fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, un ambito nel quale il nostro paese vanta un poco lusinghiero primato a livello europeo. Nella fascia 15-29 anni, la quota di Neet ha ripreso a crescere anche a causa della crisi economica di questi ultimi anni: nel 2010 ha toccato il 22,1%, rispetto al 20,5% dell’anno precedente.
 
Il quadro che si ricava non lascia ben sperare per il futuro: nel dettaglio, l’11,2% dei giovani di 15-24 anni, e addirittura il 16,7% di quelli tra 25 e 29 anni, non è interessato né a lavorare né a studiare, mentre la media europea è pari rispettivamente al 3,4% e all’8,5%. Di contro, da noi risulta decisamente più bassa la percentuale di quanti lavorano: il 20,5% tra i 15-24enni (la media Ue è del 34,1%) e il 58,8% tra i 25-29enni (la media Ue è del 72,2%). A ciò si aggiunga che tra le nuove generazioni sta progressivamente perdendo appeal una delle figure centrali del nostro tessuto economico, quella dell’imprenditore. Solo il 32,5% dei giovani di 15-35 anni dichiara di voler mettere su un’attività in proprio, meno che in Spagna (56,3%), Francia (48,4%), Regno Unito (46,5%) e Germania (35,2%).
 
Rimane invece forte la presa delle nuove tecnologie, soprattutto come strumenti per ottenere informazioni. La televisione, per esempio, tradizionale “totem” della casa degli italiani, non è più così centrale nella vita di adolescenti e giovani adulti. Infatti, nella fascia 14-29 anni, le trasmissioni televisive tracimano su piattaforme diverse dall’elettrodomestico tradizionale (utilizzato comunque dal 95%): il 40,7% gli affianca la web tv, il 39,6% la tv satellitare, il 2,8% l’iptv, l’1,7% la mobile tv. Rispetto all’80,9% di italiani che ha il telegiornale come fonte principale di notizie, la percentuale scende al 69,2% tra i ragazzi, quasi alla pari con 65,7% riferito ai motori di ricerca su Internet e al 61,5% di Facebook.
 
Pollice verso invece per la politica in tv, un elemento molto presente nei palinsesti di tutte le reti. Quasi il 70% dei giovani tra i 14 e i 29 anni non segue i talk show politici, per il 63,9% perché non interessati alla politica. Inoltre, il 52,1% non li seguirebbe per nessun motivo.
 
È anche grazie alla curiosità dei giovani verso Internet che l’Italia supera nel 2011 la soglia del 50% di popolazione connessa: sono infatti 87,4% i giovani connessi al web, la percentuale più alta tra tutte le classi di indagine. Molto forte la componente di connessione mobile: il 44,4% dei giovani usa il wifi, il 13% le connessioni mobili e il 14,2% lo smartphone. Internet però rimane ancora un elemento per lo più ludico: si connettono principalmente per ascoltare musica (52,5%), per trovare le strade (46,5%), per guardare film (34%). Solo al quarto posto, col 26,8%, l’utilizzo della rete per la ricerca di un lavoro (contro il 12,3% nazionale).
 
In questo quadro, cambia anche il “format” famiglia. Secondo il Censis, infatti, «è  profondamente cambiato il modo di vivere e di relazionarsi degli italiani». Perciò, nell’ultimo decennio l’Italia ha perso 739.000 coppie coniugate con figli (-8%), ma ha visto aumentare di 274.000 le coppie non coniugate con figli, sono aumentate le famiglie monogenitoriali di 345.000 unità (quasi +19%) e i single di quasi 2 milioni di persone (+39%).
 
Il rapporto completo del Censis è disponibile in libreria. (mf)