Gli studenti dei paesi a reddito basso e medio-basso hanno già perso quasi quattro mesi di scuola dall’inizio della pandemia, rispetto alle sei settimane perse nei paesi ad alto reddito. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Unesco, Unicef e Banca Mondiale What have we learnt?, che raccoglie i risultati dei sondaggi sugli interventi educativi di risposta al Covid-19 realizzati in quasi 150 Stati tra giugno e ottobre.
Secondo i dati del rapporto, mentre oltre 2/3 degli Stati hanno riaperto completamente o parzialmente le loro scuole, un altro 25% non ha fissato o rispettato la data di riapertura prevista; nella maggior parte dei casi si tratta di paesi a reddito basso o medio-basso.
Quasi il 40% degli Stati a reddito basso e medio-basso dei 79 che hanno risposto alle domande relative alla sfera finanziaria ha già avuto o prevede tagli alla spesa per l’istruzione nei bilanci nazionali, per il 2020 o per il 2021.
Un quarto dei paesi a reddito basso e medio-basso, a differenza della maggior parte degli altri Stati, non sta monitorando l’apprendimento dei bambini.
Metà dei paesi a basso reddito, inoltre, ha riferito di non disporre di fondi adeguati per applicare le misure di sicurezza (come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale o i dispositivi di protezione individuale per studenti e insegnanti), mentre soltanto il 5% dei paesi ad alto reddito manifesta analoghe difficoltà nel garantire questi stessi standard nelle proprie scuole.
Altri dati rivelano che nei paesi ricchi oltre il 90% dei governi ha richiesto agli insegnanti di proseguire la didattica anche durante la chiusura delle scuole, percentuale che scende a meno del 40% nei paesi a basso reddito.
Quasi tutti i paesi hanno incluso l’apprendimento a distanza nella loro risposta alla crisi causata dal Coronavirus, sotto forma di piattaforme online, programmi televisivi o radiofonici e kit per studiare a casa; il 90% ha facilitato l’accesso all’apprendimento online (il più delle volte attraverso smartphone), offrendo l’accesso a internet a costi agevolati o gratuitamente, ma con una copertura estremamente variabile.
Nel 60% degli Stati, infine, sono state fornite ai genitori informazioni per aiutare i figli nella didattica a distanza, mentre nel 40% dei paesi sono state messe a disposizione consulenze psico-sociali per studenti e genitori durante la chiusura delle scuole. «Tali attività – si spiega nel sito dell’Unicef - sono state ovviamente più diffuse nei paesi ricchi e nelle zone in cui queste risorse erano già disponibili».