Ambiente e benessere dei bambini, Report Card Unicef-Irc

07/06/2022 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

La maggior parte dei Paesi ricchi sta creando condizioni malsane, pericolose e nocive per i bambini di tutto il mondo. La recente Innocenti Report Card 17 Luoghi e Spazi. Ambiente e benessere dei bambini, realizzata dal Centro di Ricerca Unicef Innocenti, mette a confronto i risultati ottenuti da 39 Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e dell’Unione Europea (Ue) nel fornire ambienti sani alle nuove generazioni, delineando un quadro da cui emerge che c’è ancora molta strada da fare per ridurre danni e disuguaglianze che ricadono sui più piccoli.

La classifica delle condizioni ambientali relative al benessere infantile valuta tre sfere di influenza fondamentali nei 39 Paesi considerati: il mondo del bambino (effetti diretti e tangibili dell’interazione dei minorenni con i diversi ambienti, ad esempio mediante il consumo di aria e acqua e l’esposizione a sostanze dannose); il mondo intorno al bambino (ambienti naturali e artificiali con cui gli under 18 interagiscono direttamente, come spazi verdi e traffico stradale); il mondo in generale (aspetti più ampi dell’ambiente fisico e politico che circondano i microsistemi dei bambini a livello regionale, nazionale e globale, come le emissioni di gas serra e la gestione dei rifiuti elettronici).

«Il rapporto – si legge nel sito dell’Unicef - afferma che se tutti i cittadini del mondo consumassero le risorse al ritmo dei paesi dell’Ocse e dell’Ue, sarebbe necessario l’equivalente di 3,3 pianeti Terra per mantenere i livelli di consumo. Se tutti consumassero le risorse al ritmo di Canada, Lussemburgo e Stati Uniti, sarebbero necessari almeno 5 pianeti Terra».

Secondo quanto evidenziato dalla Report Card, sebbene Spagna, Irlanda e Portogallo occupino i primi posti della classifica generale, tutti i Paesi dell’Ocse e dell’Ue non riescono a garantire ambienti sani a tutti i bambini in tutti gli indicatori. Alcuni dei Paesi più ricchi, tra cui l’Australia, il Belgio, il Canada e gli Stati Uniti, hanno un impatto grave e diffuso sull’ambiente globale - sulla base delle emissioni di CO2, dei rifiuti elettronici e del consumo complessivo di risorse pro capite - e si collocano agli ultimi posti anche per la creazione di un ambiente sano per i bambini all’interno dei loro confini. Al contrario, i Paesi meno ricchi dell’Ocse e dell’Ue in America Latina e in Europa hanno un impatto molto più basso a livello mondiale.

Altri dati rivelano che oltre 20 milioni di bambini hanno livelli elevati di piombo nel loro sangue e in Belgio, Repubblica Ceca, Israele, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera oltre un bambino su 12 è esposto a elevato inquinamento da pesticidi.

«La Finlandia, l’Islanda e la Norvegia si posizionano nel primo terzo della classifica nel fornire un ambiente sano per i loro bambini ma finiscono nell’ultimo terzo nella classifica per quanto riguarda “Il mondo in generale”, con alti tassi di emissione, rifiuti elettronici e consumi»; in Islanda, Lettonia, Portogallo e Regno Unito un bambino su 5 è esposto a umidità o muffa a casa (a Cipro, in Ungheria e Turchia più di un bambino su 4).

Nella classifica stilata dal rapporto il nostro Paese si colloca al 6° posto su 39. In particolare, l’Italia risulta in una posizione buona (7° posto) per quanto riguarda “inquinamento dell’aria e dell’acqua e avvelenamento da piombo” e in posizioni medie (16° e 14° posto) per “sovraffollamento, spazi verdi urbani e sicurezza stradale” e “numero di pianeti Terra consumati, produzione di rifiuti elettronici ed emissioni di CO2 basate sui consumi”. Le maggiori criticità sono legate alla situazione abitativa e riguardano: la percentuale di famiglie con bambini che hanno difficoltà a riscaldare la propria abitazione (10%); le famiglie che vivono in un’abitazione sovraffollata (18,9%); la percentuale di bambini sotto i 6 anni che vivono in condizioni di disagio abitativo grave (5,9%); le condizioni di sovraffollamento nel 20% delle famiglie con il reddito più basso (24,3%).

La pubblicazione è disponibile sul sito dell’Unicef, nella notizia dedicata.

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