"Varcare il ponte" verso l'autonomia

23/07/2012 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Far emergere il punto di vista dei neomaggiorenni in uscita dalle comunità, partendo dal racconto delle loro esperienze: è uno degli obiettivi della ricerca Varcare il ponte. Analisi valutativa e strumenti di interpretazione dei progetti di inclusione sociale. I risultati dell'indagine - realizzata da Luisa Pandolfi, borsista di ricerca in campo educativo all'Università di Sassari, e finanziata dalla Regione autonoma della Sardegna (legge regionale 7/2007) - sono stati presentati il 16 luglio scorso, a Cagliari, in occasione del convegno Varcare il ponte verso l'autonomia.

Due le fasi della ricerca, avviata a maggio del 2010 e terminata a giugno di quest'anno: la prima ha previsto la mappatura di tutti i progetti di inclusione sociale realizzati dai vari Comuni sardi in collaborazione con le comunità e finanziati dalla Regione, mentre nella seconda sono stati approfonditi alcuni casi, con interviste ai ragazzi e agli operatori delle comunità. «La seconda fase – spiega Pandolfi – ha permesso di mettere in luce gli aspetti positivi e le criticità dei progetti di inclusione sociale realizzati in Sardegna e far emergere il punto di vista dei soggetti coinvolti: i neomaggiorenni, ma anche gli assistenti sociali e gli educatori delle comunità». Un paziente lavoro di analisi e approfondimento qualitativo che ha consentito «di valutare l'efficacia degli interventi attuati e di individuare i nodi critici e gli elementi da rivedere, in un'ottica di miglioramento e di ottimizzazione delle risorse», si legge nella brochure del convegno.

«L'uscita dei giovani accolti nelle strutture – sottolinea Pandolfi - dev'essere graduale: questi ragazzi hanno bisogno di un percorso di accompagnamento che li sostenga, in un periodo delicato come quello che precede l'autonomia». Fra gli aspetti positivi evidenziati dalla ricerca c'è proprio il fatto che i progetti riescono a garantire la continuità dell'accompagnamento. Un risultato importante che si somma ad altri punti di forza, come ad esempio «il lavoro sul percorso scolastico e formativo fatto all'interno delle comunità», che mira ad offrire degli strumenti concreti ai ragazzi dimessi dalle strutture educative residenziali, utili ad affrontare la fase di transizione verso l'autonomia.

Una delle criticità messe in luce dall'indagine, invece, riguarda la sfera lavorativa: «molti ragazzi non studiano e hanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. Per questi giovani, quindi, sarebbe necessario un maggiore sostegno in ambito professionale».

Al convegno, organizzato dalla Regione autonoma della Sardegna e dall'Università di Sassari, sono intervenuti, oltre all'autrice dalla ricerca, rappresentanti della Regione, docenti universitari, Federico Zullo, presidente dell'associazione Agevolando e alcuni ragazzi e operatori intervistati. (bg)