Alcune condotte giovanili sono tra le più sanzionate dalle ordinanze comunali. Lo rilevano l'Anci, l'associazione che riunisce i comuni italiani, e il suo centro studi Cittalia nell'indagine intitolata Oltre le ordinanze, i sindaci e la sicurezza urbana, che ha preso in esame 788 ordinanze emesse dai sindaci di 445 comuni.
La forbice temporale considerata è quella definita dai primi dodici mesi di validità della legge nazionale 125 del 24 luglio 2008 che ha introdotto il concetto di “sicurezza urbana” e ampliato il potere dei sindaci in materia. Di fatto la legge (e il successivo decreto del Ministero dell'Interno del 5 agosto 2008 che ha disciplinato l'ambito di applicazione delle disposizioni) ha introdotto modifiche all'articolo 54 del Testo Unico sull'ordinamento delle autonomie locali. Si legge nel primo capitolo del rapporto: «Il decreto definisce per “incolumità pubblica” l’integrità fisica della popolazione e per “sicurezza urbana” un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la convivenza civile e la coesione sociale».
In sostanza ai sindaci è stata data la facoltà di attuare interventi di prevenzione e contrasto, con ordinanze di portata significativa, in cinque ambiti: le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi, come lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio e i fenomeni di violenza legati all’abuso di alcool; i comportamenti dai quali conseguono il danneggiamento al patrimonio pubblico e privato o determinano lo scadimento della qualità urbana; l’incuria, il degrado e l’occupazione abusiva di immobili; le situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità o che alterano il decoro urbano, come l'abusivismo commerciale e l'illecita occupazione del suolo pubblico; i comportamenti che, come la prostituzione su strada o l’accattonaggio molesto, possono offendere la pubblica decenza o pregiudicare il libero utilizzo degli spazi pubblici.
È iniziata così la stagione dei “sindaci sceriffi” (definizione coniata dai giornali) che, come annotano gli estensori dell'indagine Cittalia, hanno cambiato priorità col passare dei mesi. Se infatti nei primi mesi dall'entrata in vigore i divieti e le sanzioni colpivano soprattutto fenomeni come la prostituzione, l'accattonaggio, il controllo degli immigrati e degli insediamenti abusivi, in quelle emanate nel corso del 2009 (220 in 152 comuni) i fenomeni legati al mondo giovanile sono diventati le vere emergenze cittadine: dal divieto di vendita di alcolici ai minori di sedici anni alla lotta ai writers, alle ordinanze contro il consumo di alimenti e di bevande in piazza e contro gli schiamazzi. Come nota il rapporto, «tra luglio e settembre del 2008 è stato varato circa il 43% del totale dei provvedimenti», poi all'approssimarsi dell'estate 2009, tra maggio e luglio, è stata registrata «una ripresa di attenzione».
Così, nell'anno in corso, le ordinanze contro il consumo di bevande alcoliche hanno rappresentato il 17,1% del totale, seguite da quelle che riguardano il consumo di alimenti e bevande (14,7%), dalle misure contro il vandalismo (12,7%). A seguire, con percentuali inferiori l'abbandono di rifiuti, la prostituzione (scesa dal 15,5 del 2008 al 9,6% del 2009), gli schiamazzi e l'accattonaggio. Il contrasto al bivacco e al controllo delle condizioni abitative degli immigrati sono tra gli ambiti meno disciplinati, inferiori al 7% delle ordinanze analizzate.
Sono i Comuni medio grandi ad aver utilizzato lo strumento dell'ordinanza: tra le 12 città più grandi, in particolare, se ne contano ben 11; poi l'84% dei comuni tra i 100 mila e i 250 mila abitanti e solo l'1,4% dei piccoli comuni. Il primato spetta al Nord (44%), percentuali molto più basse al Centro (11%) e al Sud (8%). Infine tra le Regioni è la Lombardia quella in cui il maggior numero di sindaci ha emesso almeno un’ordinanza (127 Comuni, ovvero l’8,2% del totale, per 237 provvedimenti). (mf)