Nidi d'infanzia nei luoghi di lavoro della pubblica amministrazione: un progetto pilota del Dipartimento per le politiche della famiglia mira a introdurre servizi di cura per la prima infanzia nelle sedi centrali e periferiche della PA grazie a un bando che concede finanziamenti per gli spazi e la gestione delle strutture.
Questo progetto pilota del Governo rientra nel Piano straordinario per lo sviluppo del sistema integrato dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, col quale, fin dal 2007, si sta incrementando il numero dei nidi e dei posti disponibili su tutto il territorio nazionale. In questo caso, si intende sostenere la creazione e l'avvio di strutture nei luoghi di lavoro delle pubbliche amministrazioni - vale a dire «Ministeri, Agenzie fiscali, Aziende, Enti pubblici non economici, Enti di ricerca, Enti ex art.70 del decreto legislativo 165/2001», singole o consorziate tra loro - per «favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei genitori e promuovere, in tal modo, l’effettiva parità tra uomini e donne, con affidamento dei minori di 3 anni a figure diverse da quelle familiari, con specifica competenza professionale».
Il bando pubblicato il 17 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale prevede la concessione di due contributi complementari per ciascun progetto selezionato. Il primo per la ristrutturazione (ed eventuale adattamento) degli spazi da utilizzare e per l'acquisto di immobili e impianti e potrà raggiungere una misura massima di 360 mila euro per progetto (lo stanziamento totale è di 18 milioni di euro). Il secondo servirà a sostenere le spese di preparazione, avvio e gestione del servizio per il primo biennio: dalla somma complessiva di 7,2 milioni di euro potrà essere erogato un contributo massimo di 144 mila euro. Di questi, fino a 20 mila euro serviranno a coprire le eventuali spese per l'avvio della gestione (come «consulenze specialistiche di pianificazione e programmazione del funzionamento del nido nei primi anni di attività e a regime; consulenze specialistiche per la selezione del personale e/o dei prestatori di servizio; consulenze giuridico amministrative; consulenze psico-pedagogiche»), il resto per le spese di gestione.
Vengono anche fissate le caratteristiche dei nidi da allestire: ciascuno dovrà garantire un minimo di 20 posti, destinati a bambini di età compresa tra 3 mesi e 3 anni, «nel rispetto dei diversi standard fissati dalle singole legislazioni regionali e possedere i requisiti da queste fissati per l’autorizzazione all’apertura e funzionamento e per l’accreditamento, ivi compreso il rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro». Il nido sarà principalmente indirizzato ai figli dei dipendenti della pubblica amministrazione presentatrice del progetto, ma dovrà avere almeno il 10% dei posti aperti alla frequenza di bambini “esterni” in lista d'attesa nelle graduatorie comunali. Gli ammessi al nido verseranno «una retta di frequenza non inferiore a quella dovuta, per i medesimi servizi, per l’accesso ai nidi del medesimo Comune, a parità di reddito».
Il nido dovrà avere tutti servizi dei “nidi aziendali” privati, compresa la possibilità di servire pasti, dovrà essere facilmente raggiungibile dai dipendenti e garantire un orario giornaliero di almeno otto ore quotidiane, per almeno 5 giorni alla settimana e 10 mesi l'anno.
La possibilità per gli enti pubblici dello stesso territorio di consorziarsi e presentare un unico progetto suggerisce che le diverse iniziative potranno essere utilmente sostenute anche - sugli aspetti normativi e progettuali - mediante un coordinamento degli enti direttamente interessati con enti locali e altre organizzazioni pubbliche e private già positivamente impegnate nella gestione di servizi educativi per la prima infanzia sul territorio. (mf)
