Tolleranza mille: buone prassi di inclusione per i minorenni autori di reato

19/05/2014 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Il Convegno “Tolleranza mille. Buone prassi di inclusione per i minorenni autori di reato” tenuto mercoledì scorso a Roma per iniziativa del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali e del Dipartimento della giustizia minorile è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione della giustizia minorile in Italia e sulle sue possibili evoluzioni alla luce, soprattutto, dei risultati emersi dalla ricerca “La recidiva nei percorsi penali dei minori autori di reato”, realizzata dall’Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali e dal Servizio Statistica del Dipartimento per la Giustizia minorile oltre che dall’Università degli Studi di Perugia, presentata in apertura del convegno, che ha i pregi di essere la prima ricerca di carattere nazionale sulla diffusione del fenomeno della recidiva in Italia e di essere stata condotta su dati individuali, facendo, cioè, riferimento ai singoli ragazzi e alle loro storie di vita. I dati emersi dalla ricerca, così ampia e impegnativa (è stato infatti necessario monitorare nel tempo la condotta dei ragazzi fino al 23° anno di età, su un campione rappresentativo di tutto il territorio nazionale), hanno dimostrato - a pochi giorni dall’entrata in vigore della misura dell’affidamento ai servizi sociali anche per gli adulti – che quest’istituto ha prodotto risultati di grande valore sui minori che hanno fatto il loro ingresso nel circuito penale: il 69% dei ragazzi osservati non è risultato recidivo mentre, nel restante 31% dei casi, il 12% dei ragazzi osservati ricommettono un reato solo da minorenni, circa il 10% recidiva solo da adulto e il restante 9% dei minori recidiva da minore e da adulto, “percentuali, queste, che confermano dati già noti sotto forma di informazioni disponibili sulla base dell’esperienza ma con un’aggiunta significatività data dalla scientificità dell’impianto della ricerca”.

I dati, presentati da Isabella Mastropasqua dell’ Ufficio IV del Dipartimento per la Giustizia minorile (Studi, Ricerche e Attività internazionali) sotto la guida della Dott.ssa Angela Abbrescia dell’ANSA, che ha moderato la prima parte dell’incontro, sono stati apprezzati dai partecipanti poiché hanno offerto ad alcuni di loro, come magistrati e assistenti sociali, la conferma di aver ben operato e soprattutto hanno fornito lo spunto per parlare dei limiti che affliggono il sistema penale nel nostro paese. Nitto Francesco Palma, Presidente della II Commissione permanente Giustizia del  Senato della Repubblica ha infatti insistito sulla natura ontologicamente sussidiaria del diritto penale la quale richiede che lo stesso debba intervenire quando gli altri sistemi hanno fallito, mentre il nostro sistema tende ad appoggiarsi poco sugli altri sistemi di risoluzione dei conflitti, creando un “pan-penalismo” che finisce per mettere in crisi lo stesso sistema penale chiamato a svolgere un compito più ampio di quello che gli competerebbe. Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto Concetto Zanghi dell’Ufficio I del Dipartimento per la Giustizia minorile (Affari generali, affari esterni, componenti privati, programmazione generale e bilancio, statistica, sistemi informativi) che ha insistito sulla necessità di non interrompere il percorso di crescita dei ragazzi, visti i buoni risultati dati dalle misure alternative che – come emerso dalla ricerca – indicano come un minore condannato recidiva di più rispetto a un minore sottoposto alla misura della sospensione del processo e della messa alla prova: del 63% nel primo caso e del 22% nel secondo. Del resto, che il sistema funzioni, ricorda ancora Zanghi, è testimoniato dal fatto che, ad oggi, dei ragazzi che hanno fatto il loro ingresso nel circuito penale quelli detenuti nelle carceri minorili sono meno di 400, 800 sono in comunità, mentre la netta maggioranza (circa 19.000) sono a piede libero in carico ai servizi sociali.

Dalla dialettica che si è instaurata nell’incontro è altresì emerso - come in particolare rilevato da Serenella Pesarin, Direttore generale per l’Attuazione dei provvedimenti giudiziari del Dipartimento per la Giustizia Minorile - l’importanza, per continuare ad operare proficuamente, del mantenimento dell’autonomia del dipartimento della giustizia minorile e della conservazione di un giudice specializzato per i minori, quale è il Tribunale per i Minorenni. La dottoressa Lorena Rambaudi, Coordinatore nazionale della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, ha invece insistito sulla necessità di sbloccare la situazione relativa alla legge 328/2000 per favorire lo sviluppo di un sistema di politiche sociali per l’infanzia e l’adolescenza, e sulla difficoltà di realizzare una reale programmazione data la scarsità delle risorse e delle forze in campo, soprattutto per l’esiguo numero degli assistenti sociali. Tale discorso è stato poi ripreso da Maria De Luzenberger dell'AIMMF-Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia che ha raccontato che nella realtà in cui opera (il napoletano) alcuni Comuni non hanno attivato i servizi sociali, oltre a rilevare come la mancanza di fondi abbia ostacolato l'attuazione di alcuni  provvedimenti, tipo quelli di allontanamento del minore dalla famiglia, a causa dei costi che avrebbero comportato.

Un intervento di tenore diverso è stato quello di Eligio Resta, Professore ordinario di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre che si è soffermato sul significato ontologico della Responsabilità e della Responsabilizzazione del minore di fronte al reato. Resta ha osservato che le ricerche di questo tipo sono fondamentali per capire il fenomeno del “controllo della devianza” anche se non spiegano l’essenza del fenomeno stesso.

Maria Francesca Pricoco, componente del direttivo dell’AIMMF e presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania ha invece sottolineato due punti: a) il processo non è un astratto percorso di regole ma - necessariamente - uno straordinario momento in cui c’è un contatto con la persona di minore età che dovrebbe generare fiducia nell’altro; b) per questo ogni autentico processo di recupero deve essere fortemente individualizzato. Sulla base di questa logica, nella seconda parte dell’incontro, la dottoressa Pricoco ha personalizzato al massimo il discorso 'presentando' mediante un breve ma toccante filmato uno dei suoi ragazzi che adesso sta affrontando un percorso di affidamento alla prova che sembra volto ad un buon esito, nonostante la sua situazione particolare facesse ritenere rischiosa l’adozione di tale misura da parte del Tribunale di Catania.

Nella seconda parte Claudio De Angelis, Procuratore Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, si è soffermato sulle peculiarità che caratterizzano la figura del PM minorile nei procedimenti penali e civili, mentre la tavola rotonda pomeridiana è terminata con la discussione circa l’opportunità, sostenuta dagli avvocati Anna Di Loreto della Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni e Maria Giovanna Ruo, Consulente legale per l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, di prevedere la possibilità per gli avvocati difensori dei minori di partecipare all’attività degli assistenti sociali consistente nella stesura della relazione, possibilità ritenuta invece inopportuna dalla moderatrice della seconda parte del convegno, il magistrato Maria Rita Verardo, già presidente dell’AIMFF, giudice presso il Tribunale di Lecce e dalla stessa Silvana Mordeglia, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali perché l’attività in questione è espressione tipica della professionalità degli assistenti sociali e poiché, già ad oggi, niente vieta che ci sia in quella fase una dialettica fra servizio sociale, avvocati del minore, Tribunale per i Minorenni e PM minorile, senza ricorrere all’oneroso istituto delle indagini difensive.

Al Convegno - organizzato insieme all’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, al Dipartimento per le Politiche della Famiglia presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia (AIMMF) e alla Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni (CamMiNo) - sono intervenuti anche: Laura Baldassarre – Ufficio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato alla Giustizia; Sandra Zampa – vicepresidente della commissione parlamentare infanzia; Donatella Ferranti, Presidente della II Commissione permanente Giustizia – Camera dei Deputati; Luciana Saccone – Direttore generale dell’Ufficio II – Politiche per la famiglia, Dipartimento per le Politiche della famiglia.

(Tessa Onida)

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