Servizi per l'infanzia, Rapporto di monitoraggio del Piano nidi

È stato presentato oggi, a Roma, il nuovo Rapporto di monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia al 31 dicembre 2011. Una fotografia aggiornata dei dati sui servizi per l'infanzia che dà conto dell'evoluzione dell'offerta educativa negli ultimi cinque anni e invita a riflettere su tendenze e prospettive future.

L'investimento sull'infanzia rappresenta un passaggio fondamentale non solo per i bambini e le famiglie, ma, in generale, per lo sviluppo dell'intera società. Sulla base di questa premessa l'Unione europea ha incoraggiato i Paesi a dedicare energie e risorse a favore delle nuove generazioni. L'Italia, come altri Paesi dell'Unione, si spiega nella premessa del rapporto, «ha creduto in questo progetto tanto da dare avvio, nel 2007, al “Piano straordinario di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”, frutto dell'intesa raggiunta il 26 settembre 2007 in sede di Conferenza Unificata. Tale azione ha posto in risalto la necessità di investire con misure straordinarie nella rete dei servizi per la prima infanzia, esplicitando come tali servizi si caratterizzino quali luoghi volti alla triplice direzione della promozione del benessere e dello sviluppo dei bambini, della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, e del sostegno al ruolo educativo dei genitori».

Nonostante l'impegno, rimangono alcune criticità, come l'ampio divario territoriale tra le Regioni. Criticità che «evidenziano la necessità che non venga meno ma anzi si confermi e consolidi un intervento da parte del Governo a sostegno di servizi fondamentali (così peraltro li qualifica il disegno di riforma federalista) non solo per i bambini ma anche per lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese».

Il rapporto - realizzato da un gruppo di esperti costituito a cura dell'Istituto degli Innocenti di Firenze, nel quadro dei programmi del Centro nazionale definiti da parte del Dipartimento per le politiche della famiglia d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali - si articola intorno a due ambiti principali e generali e altri sei di approfondimento tematico. Il primo contributo generale offre un quadro d'insieme dell'andamento del Piano straordinario nell'ambito della programmazione 2007-2013 delle risorse per lo sviluppo del sistema dei servizi, mentre il secondo propone un commento ai dati aggiornati disponibili. Questi, invece, i temi analizzati nei sei contributi di approfondimento: la rassegna e l'analisi comparata delle strategie di regolazione, programmazione e attuazione delle politiche da parte delle Regioni e Province autonome; l'analisi approfondita dei risultati dell'indagine su costi di gestione, criteri di accesso e tariffe dei servizi educativi per la prima infanzia; l'esperienza delle “sezioni primavera”; la questione degli anticipi nella scuola dell'infanzia; la realtà dei servizi educativi domiciliari; la realtà e le prospettive dell'educazione familiare in Italia.

I dati analizzati nel rapporto - illustrato in occasione del seminario Nidi e servizi per l'infanzia. I dati, le analisi e le possibili prospettive - derivano da una molteplicità di fonti: alcune delle edizioni annuali dell'indagine Istat sulla spesa sociale dei Comuni; la raccolta integrata dei dati messi a disposizione dalle Regioni e dalle Province autonome; i dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sugli “accessi anticipati alla scuola dell'infanzia” e sulle sezioni primavera”; i dati riconducibili alla “anagrafica generale dei servizi educativi per la prima infanzia” elaborata dal Servizio statistica dell'Istituto degli Innocenti. Una novità importante, che consente di indagare più a fondo i vari aspetti del sistema dei servizi.

Ad Aldo Fortunati, direttore dell'area educativa dell'Istituto degli Innocenti che ha coordinato la stesura del rapporto, abbiamo rivolto qualche domanda sulle principali evidenze che emergono dai dati.

Quale impatto ha avuto il Piano straordinario sulla rete dei servizi?

Il Piano ha determinato il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle Regioni e degli enti locali nell'elaborazione di nuove strategie di programmazione e sviluppo dei servizi. Un lavoro intenso grazie al quale il sistema dei servizi è cresciuto in maniera consistente nella sua dimensione: si è passati, infatti, da 231.978 posti al 31.12.2008 a 287.364 al 31.12.2011, per una percentuale di copertura che è salita dal 16,2 al 18,9 per cento.

Si parla di sistema integrato dei servizi: c'è, tuttavia, una tipologia di servizio che attrae di più le famiglie?

L'interesse delle famiglie si concentra di più sui nidi. I posti nelle unità di offerta di nido sono aumentati da 207.816 al 31.12.2008 a 258.413 al 31.12.2011, con un corrispondente incremento della percentuale di copertura dal 14,5 al 17 per cento. Non è successo altrettanto, invece, per i servizi integrativi, che sono cresciuti ma in misura lieve.

Come si spiega questa differenza fra le due tipologie di servizio?

I servizi integrativi hanno sicuramente un ruolo importante, perché rispondono a esigenze di gioco e apprendimento, ma non hanno, a differenza dei nidi, caratteristiche utili a sostenere i genitori nella conciliazione tra famiglia e lavoro.

Qual è il rapporto tra offerta pubblica e privata?

I servizi con titolarità privata rappresentano una percentuale significativa e crescente nel sistema, ma allo stesso tempo aumenta la percentuale di servizi privati accreditati e convenzionati con i Comuni.

Quali sono le maggiori criticità che emergono dai dati e quali, invece, gli aspetti positivi?

L'elemento più critico continua a essere la diversa distribuzione territoriale dell'offerta di servizi. La percentuale di copertura nel sistema di offerta varia infatti dal 21,9 al 25,1 per cento nel centro/nord, mentre si ferma al 7,7 per cento per il sud e le isole. Una disparità, questa, che discrimina fortemente le opportunità di accesso ai servizi da parte dei bambini che risiedono in regioni diverse sotto più punti di vista: da un lato nidi e servizi integrativi sono maggiormente diffusi nel centro/nord e molto meno nel sud e nelle isole, dall'altro la maggior parte di bambini che frequentano la scuola dell'infanzia come “anticipatari” risiede nel sud. L'accesso anticipato alla scuola dell'infanzia diventa, dunque, un'opportunità prevalente proprio nei casi in cui l'offerta di nido è meno presente. L'aspetto positivo è rappresentato dal fatto che, anche in un periodo non favorevole dal punto di vista economico come quello che stiamo vivendo da alcuni anni, sulla base dei provvedimenti incentivanti del Governo legati al Piano straordinario si è comunque determinato un certo grado di crescita del sistema. L'auspicio è che sia offerta continuità ai progetti di sviluppo del sistema, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno, che registrano ancora uno svantaggio.

(Barbara Guastella)