Scuola e famiglie più vicine grazie al Progetto per l'integrazione dei minori rom

16/01/2015 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

L'aumento della frequenza scolastica dei bambini rom, sinti e caminanti (rsc) e la creazione di nuove relazioni - tra gli insegnanti e le famiglie rsc e tra gli alunni rsc e gli altri bambini - sono alcuni dei risultati raggiunti dalla prima annualità 2013-2014 del Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti. Un'iniziativa promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la collaborazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

I risultati della prima annualità sono stati presentati il 12 e 13 gennaio scorsi, durante il seminario di formazione ospitato dall'Istituto degli Innocenti di Firenze e rivolto agli operatori, agli insegnanti e alle altre figure professionali coinvolte nel progetto, che ha rappresentato l'occasione per illustrare anche le attività della seconda annualità 2014-2015.

Il progetto ha come destinatari i bambini e gli adolescenti rsc e non, di età compresa fra i 6 e i 14 anni, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, il personale ATA, le famiglie rsc e tutte le altre famiglie e prevede un'attività di lavoro centrata su due ambiti di vita dei bambini e adolescenti rsc: la scuola e il campo (o altro contesto abitativo).

Alla prima annualità hanno preso parte 13 città riservatarie: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. Oltre 900 gli alunni complessivamente coinvolti (più di 700 del ciclo della scuola primaria e circa 200 della secondaria di primo grado); tra questi, 156 sono alunni rsc, 132 iscritti alla primaria e 24 alla secondaria di primo grado. L'annualità 2014-2015, che ha preso il via lo scorso settembre, vede il coinvolgimento di un numero molto più grande, rispetto al 2013, di scuole e di bambini e ragazzi rsc, con l'intento di dare continuità, approfondire e migliorare il percorso avviato un anno e mezzo fa. 11 le città riservatarie che vi partecipano (quelle citate sopra, ad eccezione di Cagliari e Milano).

Il seminario si è articolato in una serie di lezioni “magistrali” dedicate all'approfondimento del cooperative learning (un punto di forza del progetto), un'altra di lezioni “tecniche” incentrate su attività specifiche nei contesti abitativi, sul monitoraggio e la valutazione, e una parte di lavoro in gruppi.

I lavori della mattina della prima giornata hanno previsto interventi, fra gli altri, di Adriana Ciampa, dirigente della Divisione III – Politiche per l'infanzia e l'adolescenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Tagliaventi, docente all'Università di Bologna e referente scientifico del progetto, e Antonio Cutolo, dirigente dell'Ufficio integrazione e intercultura del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il pomeriggio, invece, è stato dedicato ai lavori di gruppo.

«La valutazione positiva del progetto ha consentito di arrivare alla seconda annualità. Un elemento molto importante è la forte volontà delle città coinvolte, che hanno garantito un cofinanziamento», ha sottolineato Adriana Ciampa.

Maria Teresa Tagliaventi ha ricordato alcuni punti cardine del progetto (fra cui il fatto che si tratta di un'iniziativa nazionale, che punta all'innovazione e alla sperimentazione, pone al centro la scuola e una diversa organizzazione del sistema di apprendimento e supporta una partecipazione attiva delle famiglie), si è soffermata su alcune caratteristiche del percorso realizzato nel 2013-2014 e ha illustrato lo stato dell'arte dell'iniziativa per il 2014-2015. «Appartenenza e partecipazione sono le due parole-chiave del progetto, che ha un sistema di organizzazione complesso e un sistema di valutazione altrettanto articolato», ha spiegato Tagliaventi.

I risultati della prima annualità sono stati presentati da Sara Colombini, ricercatrice dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Uno di questi è, come si diceva, l'aumento della frequenza scolastica dei bambini rsc, un traguardo importante del lavoro fatto con le 13 città coinvolte nel 2013-2014.

La seconda giornata ha dato spazio agli interventi di Stefania Lamberti, docente all'Università di Verona che si è concentrata sul cooperative learning, e di Franco Fiore, tutor del progetto, che si è soffermato sull'analisi dei processi di sviluppo della rete e della progettazione locale. La giornata è proseguita con i lavori di gruppo per la riprogettazione delle azioni e delle attività da realizzare per la seconda annualità.

Per approfondimenti si rinvia alla sezione dedicata di questo sito. (bg)

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