Il 35% degli adolescenti afferma di essere sereno, il 24% ansioso e il 16% non sa definire il proprio stato d’animo. L’8% si ritiene felice e il 6% solo. Sono alcuni dati che emergono dalla consultazione pubblica lanciata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) sul portale iopartecipo.garanteinfanzia.org e rivolta agli studenti delle scuole secondarie superiori, pubblicati nel volume Salute mentale: come stanno i ragazzi.
«Al fine di tutelare il diritto alla salute dei bambini e dei ragazzi, raccogliendo i numerosi segnali d’allarme provenienti dalle neuropsichiatrie infantili e dai servizi territoriali – si spiega nell’introduzione -, l’Autorità garante ha voluto ascoltare i ragazzi dai 16 anni ai 20 anni per capire come si sentano e come si siano sentiti durante la pandemia, per comprendere i loro bisogni, cosa sia mancato loro e di cosa abbiano bisogno oggi per poter stare meglio».
Il questionario, a risposta multipla, è stato elaborato con il supporto di un Comitato scientifico nominato dall’Agia e composto da esperti e rappresentanti del mondo scientifico e accademico e delle professioni psico-sociali che lavorano a contatto con i bambini e gli adolescenti. La consultazione, aperta ad aprile 2023 e conclusa a febbraio 2024, ha coinvolto circa 7.500 studenti italiani delle scuole superiori.
I dati rivelano che il 51,4% dei giovani soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Il 49,8%, inoltre, lamenta un eccesso di stanchezza, il 46,5% dichiara di provare nervosismo, il 29% ha frequenti mal di testa e il 25,4% afferma di non dormire bene.
Ai ragazzi è stato chiesto anche di ricordare il periodo della pandemia: a questo proposito il 40,3% pensa che oggi il proprio rendimento scolastico sia migliorato, mentre il 30% afferma che sono migliorati i rapporti con la famiglia.
La maggior parte degli studenti che ha partecipato alla consultazione preferisce vedere gli amici dal vivo (55,9%), mentre le relazioni online sono preferite soltanto dal 6,9%. Queste risposte però vanno affiancate ad altre nelle quali i giovani dicono di aver avvertito nell’ultimo anno disagio nei confronti delle relazioni in presenza (26,4%).
Infine, ci sono delle abitudini emerse durante la pandemia e mantenute anche successivamente, che prima non c’erano. Si tratta, in particolare, dello studiare meno o in maniera discontinua (40,4%), del dormire poco o tardi (33,3%), del fare poca attività fisica (31,8%) e del mangiare troppo o troppo poco (31,7%).
Il volume è disponibile sul sito dell’Authority, nella sezione “Pubblicazioni”.
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