Rassegna bibliografica 2/2012 - L'ascolto del minore

16/10/2012 Tipo di risorsa: Titoli:

«L’ascolto come diritto del bambino è stato introdotto dalla Convenzione Onu sui diritti del  fanciullo del 20 novembre 1989 che, all’art. 12 chiede agli Stati parte di garantire al fanciullo capace di discernimento di potere esprimere liberamente le sue opinioni e di essere ascoltato nelle procedure che lo riguardano». Si apre così il percorso di lettura della Rassegna bibliografica 2/2012, dedicata al tema dell’ascolto del bambino.

L'autore del percorso di lettura Piercarlo Pazé, direttore della rivista Minorigiustizia e magistrato minorile e familiare a riposo, ripercorre le tappe che hanno portato a una nuova cultura dell’infanzia fondata sull'ascolto come diritto generale da assicurare in ogni contesto in cui il bambino si trova. Una nuova prospettiva in cui l'“ascolto” è «un'operazione non principalmente auditiva, ma affettiva». In altri termini, «è partecipe, empatico», «consiste non solo in un’azione (il sentire) ma in una particolare attenzione (la comprensione) che dimostra al bambino che ciò che dice è importante». Un atteggiamento e processo di ascolto così definito viene a essere richiesto come impegno quotidiano di ogni adulto che si assume la responsabilità di educare, tutelare, curare un minore.

Di seguito si passa in rassegna la pratica dell’ascolto del bambino nelle specifiche situazioni in cui egli vive: in famiglia, dove i genitori sono tenuti ad ascoltare il figlio; presso le altre persone e istituzioni che possono avere la responsabilità di un bambino, come una famiglia affidataria o una comunità o la scuola o i servizi; e, infine, da parte delle istituzioni pubbliche nel corso delle procedure giudiziarie, amministrative, sociali o sanitarie che riguardano un minore.

Particolare attenzione viene posta alle nuove pratiche sociali di ascolto come le linee telefoniche dedicate, gli sportelli di ascolto istituiti in molte scuole, ma anche nei quartieri di alcune città, e i consigli comunali dei ragazzi, forme istituzionali di partecipazione sociale nate con l'obiettivo di dar voce ai più giovani e far sì che siano ascoltati. L’ascolto del bambino ha fatto, infine, ingresso anche in qualche pratica di mediazione familiare, dove normalmente i figli sono esclusi e si è implementata, anche in Italia, la metodologia dei Gruppi di parola rivolti al sostegno di bambini e adolescenti i cui genitori hanno in corso una vicenda separativa.

Completano il volume il percorso filmografico, alcune segnalazioni e proposte di lettura e il focus internazionale. Il percorso filmografico, curato da Fabrizio Colamartino, evidenzia nell'introduzione come, ricalcando un topos narrativo abbastanza diffuso, la parola dei bambini e degli adolescenti nell'ambito delle rappresentazioni cinematografiche sia spesso portatrice di una verità “altra” rispetto a quella del mondo adulto e, proprio per questo, ignorata o trascurata.

Dopo una breve digressione dedicata al cinema iraniano degli ultimi decenni, capace di proporre con grande sensibilità e originalità il tema del diritto di parola dei minori, l'articolo affronta le questioni relative all'ascolto in ambito familiare (con un focus sul cinema italiano degli ultimi anni), alle figure che riescono a entrare in contatto con bambini e adolescenti, spesso escluse dal contesto sociale, comunque estranee e marginali rispetto all'ambito familiare, ai tentativi dei giovani protagonisti di sottrarsi al dialogo con gli adulti attraverso l'isolamento all'interno di dimensioni fantastiche e, infine, ai luoghi e alle situazioni che favoriscono e accolgono il dialogo tra generazioni diverse, almeno al cinema.