Quindicenni di oggi, corsari del web

15/07/2009

Una generazione a suo agio coi media moderni, brava a sfruttare le potenzialità della Rete per ottenere contenuti senza pagare e dribblare i pericoli, ma disinteressata alla stampa e poco attenta alla pubblicità tradizionale: da qualche giorno sulle pagine dei giornali di tutto il mondo si discute del ritratto dei ragazzini tecnologici di oggi contenuto in un rapporto diffuso dalla banca d'affari londinese Morgan Stanley. Il motivo è semplice: l'ha redatto un ragazzo di 15 anni, al quale i manager inglesi hanno chiesto di descrivere come i teenager suoi coetanei usino Internet e i nuovi media.

Impegnato in uno stage estivo nel prestigioso istituto della City, Matthew Robson ha descritto gusti e abitudini suoi e dei suoi amici. «I teenager sono l'avanguardia della rivoluzione digitale – scrive  nell'introduzione Edward Hill-Wood, supervisore del quindicenne – capire il loro punto di vista è una maniera eccellente per stabilire come il panorama dei media si evolverà». Con l'ovvia avvertenza che il rapporto «non ha pretese di accuratezza statistica», ma fornisce «una delle analisi più chiare e stimolanti» sull'argomento.

Il report di Robson descrive in brevi paragrafi come i ragazzi si rapportino ai mezzi di comunicazione. Scopriamo così, per esempio, che la radio è quasi caduta in disgrazia: i 15enni sono poco interessati ai programmi e per ascoltare la musica si rivolgono ai siti che propongono canzoni in streaming e senza pubblicità. Scrive il 15enne: «Così gli utenti possono scegliere le canzoni che vogliono ascoltare, invece di sentire quelle scelte dalla radio o dal dj». La televisione invece è tenuta in considerazione a seconda di quello che propone: il calcio o le serie tv concentrano molte attenzioni, ma servizi come le repliche on line degli show guadagnano attenzione.

«Non conosco nessun ragazzo che legga regolarmente un quotidiano – scrive poi Robson – soprattutto perchè non hanno tempo di scorrere pagine e pagine scritte quando invece possono trovare facilmente i titoli su Internet o alla tv». Più gettonati tabloid e giornali della free press, facili da leggere in autobus o sul treno e disponibili a poco prezzo se non gratis».

La diffusione delle console da gioco e delle connessioni internet ha avuto un curioso effetto collaterale: i ragazzi usano le piattaforme di gioco per parlare tra loro gratis a discapito del telefono e prediligono soprattutto le console, dove si ritaglia un ruolo importante la Nintendo Wii, che ha abbassato l'età media dei giocatori fino ai sei anni (per la sua facilità d'uso) e coinvolto nel videogame tutta la famiglia. I giochi per pc, a dispetto della loro facile reperibilità attraverso i siti di download illegale, piacciono meno perché spesso richiedono costosi aggiornamenti dell'hardware. I pc più diffusi sono modelli base.

Venendo a Internet, viene usata o a scuola (soprattutto per motivi di studio) o a casa (per il divertimento). I teenager, secondo la testimonianza di Matt Robson, sono molto attivi sui social network: Facebook è il più popolare, mentre invece il fenomeno del momento, cioè Twitter piace meno. «Molti si sono iscritti – spiega il ragazzo – ma quando hanno capito che nessuno guardava i loro profili e i loro tweet erano inutili, hanno abbandonato». Oltre ai social network, la Rete è una miniera di informazioni. Robson segnala anche l'uso di Youtube come di un moderno juke box, che suona la musica mentre si fa altro. Interessante anche il punto di vista sul viral marketing, la strategia più in voga per promuovere prodotti e film attraverso tam-tam su Internet: ai teenager piacciono, perché spesso propongono contenuti divertenti o interessanti. Pollice verso invece per la classica pubblicità on line con ads o banner: «fastidiosi e nessuno ci clicca su», taglia corto Robson.
Quella tradizionale, invece, quasi non esiste agli occhi dei quindicenni ritratti per Morgan Stanley: «I cartelloni vengono ignorati perché sono qualcosa che conoscono da sempre – si legge – anche se campagne differenti e che costringono le persone a fermarsi per capire generano più interesse».

Come già anticipato, la musica è una compagna fedele, sempre in sottofondo. Ma è qualcosa per cui non si paga (gran parte non hanno mai acquistato un cd): o la si scarica dal circuito del peer-to-peer o la si ricava dai canali legali. Come già all'epoca delle musicassette, la musica è qualcosa che si scambia e che si porta appresso nella giornata: i più fortunati con l'Ipod, gli altri coi cellulari.

Infine il cinema, visto come molto importante: ma non tanto un luogo deputato alla visione di film ma come punto di ritrovo con gli amici e di intrattenimento. Robson osserva che il cinema perde importanza con l'avanzare dell'età, a causa dei prezzi dei biglietti e della disponibilità di Dvd piratati che propongono i film in uscita. Il download invece non piace: «Di solito i film si vedono male e c'è il rischio di installare programmi pericolosi o virus», commenta il 15 enne.

Il centro della vita dei teenager descritti da Robson è il cellulare: piacciono i modelli accessoriati, ma non troppo costosi per via del rischio di perderli. Le funzioni principali sono spedire e ricevere sms, chiamare, ascoltare musica: per via dei costi alti, le videochiamate o i videomessaggi non sono usate. Quando c'è, il Bluetooth diventa uno strumento importante, soprattutto per lo scambio di canzoni e video, mentre in pochi abboccano ai servizi di vendita di suonerie e immagini, soprattutto perché su Internet questi contenuti sono disponibili senza pagare. Il passaggio ai modelli nuovi avviene di solito durante le ricorrenze (come i compleanni), ma il sogno rimangono i telefoni col touch screen o che si possano connettere a Internet come l'Iphone. (mf)

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