Quarto Rapporto di Antigone sugli Istituti penali per minorenni

19/12/2017 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

I ragazzi presenti nei sedici Istituti penali per minorenni d'Italia sono, al 15 novembre 2017, 452 (il 42% minorenni, il 58% maggiorenni). Le ragazze sono 34, mentre gli stranieri sono in totale 200 e rappresentano il 44% della popolazione detenuta. È quanto emerge dal Quarto Rapporto di Antigone sugli Istituti penali per minorenni (Ipm), un quadro sulla giustizia minorile italiana ricco di dati e approfondimenti.
«La giustizia minorile italiana – spiega Antigone - è un sistema che funziona e del quale dobbiamo essere fieri in Europa. Riesce realmente a residualizzare il carcere e relegarlo a numeri minimi. Tuttavia, in questi numeri ci sono sempre le stesse persone: gli stranieri, i ragazzi più marginali del sud Italia, tutti coloro per i quali la fragilità sociale e l’assenza di legami sul territorio rende difficile trovare percorsi alternativi alla detenzione».
Secondo i dati forniti dal rapporto il 48,2% di chi è attualmente detenuto in un Istituto penale per minorenni è in custodia cautelare. E ad esserlo sono soprattutto i minorenni; tra loro l’81,6% non ha ancora una condanna definitiva.
Gli stranieri rappresentano il 52% degli ingressi nei Centri di prima accoglienza, il 39% dei collocamenti in Comunità, il 48% degli ingressi in Ipm, il 44% delle presenze statiche in Ipm e solo il 26% dell’utenza degli Uffici di servizio sociale per i minorenni.
Tra i reati commessi dai ragazzi entrati in Ipm nel corso dell’anno prevalgono quelli contro il patrimonio, il 59% del totale e il 67% tra i ragazzi stranieri. I reati contro la persona sono una minoranza (17%), ancor più tra gli stranieri (15%).
Il rapporto evidenzia, inoltre, la diminuzione dei tentati suicidi (dai 45 del 2016 si è passati ai 19 del 2017), dei comportamenti dei ragazzi classificati come violenti e degli episodi di autolesionismo.
Un altro dato importante che emerge dall’indagine è la forte crescita, negli ultimi anni, dell'istituto della messa alla prova: dai 778 provvedimenti del 1992 si è passati ai 3.757 casi del 2016. «Una crescita di quasi cinque volte che avrebbe dovuto comportare una crescita corrispondente del personale di giustizia e dei servizi sociali, cosa non accaduta».
La pubblicazione è consultabile online nel sito Ragazzidentro.it.