È online il Rapporto finale della terza annualità 2015-2016 del Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti (rsc), pubblicato nel Quaderno 61 del Centro nazionale.
Il progetto è un'iniziativa promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la collaborazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la partecipazione dell'Istituto degli Innocenti, che prevede la realizzazione di laboratori e altre attività concentrate in due ambiti di vita dei minori rsc (la scuola e il campo/contesto abitativo) e mirate a favorire l'integrazione scolastica e l'inclusione sociale dei bambini e degli adolescenti rsc.
«Partecipare a una sperimentazione nazionale ha consentito alle città di usufruire di una metodologia unitaria, di una strumentazione teorico‐pratica di riferimento e di una formazione comune che ha impedito, o almeno limitato, il rischio di un eccesso di autonomia locale e di una conseguente disomogeneità degli interventi, riuscendo a scardinare consuetudini e modus operandi consolidati che in passato non avevano condotto ai risultati sperati», spiega nella premessa del rapporto Maria Teresa Tagliaventi, responsabile scientifico del progetto.
La terza annualità ha coinvolto 12 città riservatarie: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
Le scuole che hanno partecipato sono state 39 (per 42 plessi), per un totale di 139 classi, di cui 28 primarie con 115 classi e 11 secondarie di primo grado con 24 classi. Dei circa 3.000 alunni coinvolti, 329 sono bambini rsc, 61 dei quali presenti fin dall'inizio del progetto.
Il rapporto evidenzia un significativo incremento percentuale di classi e alunni (rsc e non), nei tre anni dell'iniziativa: «dalla prima alla terza annualità, infatti, i numeri si sono raddoppiati e triplicati e anche tra la seconda e la terza registriamo un incremento del 60% per quanto riguarda le classi coinvolte e di quasi il 20% per quanto riguarda gli alunni RSC».
Le analisi presentate nell'ultimo capitolo, si sottolinea nel documento, «confermano che il progetto ha avuto un effetto significativo sulla maggiore frequenza scolastica, esiti finali positivi e il miglioramento del rapporto con i servizi da parte delle famiglie, anche in termini di autonomia. Tuttavia, rimangono condizioni sulle quali il progetto non agisce direttamente (per esempio, condizioni abitative e lavorative della famiglia) che sono elementi fondamentali perché il processo di inclusione possa effettivamente realizzarsi e, in alcuni casi, avviarsi».
Per approfondimenti sul progetto si rinvia alla sezione dedicata di questo sito. (bg)