Povertà educativa digitale, rapporto Save the Children

È online, sul sito di Save the Children, il rapporto Riscriviamo il Futuro. Una rilevazione sulla povertà educativa digitale. Il documento si propone di inquadrare il fenomeno per comprenderlo e misurarlo attraverso nuovi strumenti in grado di fornire informazioni utili sull’incidenza della povertà educativa digitale multidimensionale tra gli under 13 e i fattori che la determinano. 

Secondo i dati del rapporto, lanciato il 7 giugno scorso, circa un quinto (20,1%) dei bambini e dei ragazzi che hanno partecipato all’indagine non è in grado di rispondere correttamente a più della metà delle domande proposte per valutare le competenze di base nell’utilizzo degli strumenti digitali, come identificare una password sicura, condividere lo schermo durante una videochiamata (uno su 10), inserire un link in un testo, scaricare un file da una piattaforma della scuola (29,3%), utilizzare un browser per l’attività didattica (32,8%).

Gli studenti che dichiarano di non avere a disposizione nessun tablet a casa sono il 30.4%, mentre il 14.2% afferma di non avere un personal computer. Più della metà (54%) vive in abitazioni dove ciascun membro della famiglia ha a disposizione meno di un dispositivo.

«Come accade anche per le altre dimensioni della povertà educativa, dall’analisi svolta sul campione emerge che la condizione socioeconomica delle famiglie influisce sul livello di competenze alfabetiche digitali: maggiore il titolo di studio della madre o del padre, minore l’incidenza della povertà educativa legata alle competenze digitali necessarie per effettuare operazioni di base con gli strumenti tecnologici – si legge nel sito di Save the Children. Un dato che si spiega anche pensando che le famiglie più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico sono anche quelle dove minore è la presenza di strumenti quali tablet e personal computer. Tuttavia la povertà educativa digitale colpisce più in generale tutti i bambini e ragazzi e non ci sono differenze socio-economiche che tengano riguardo la loro capacità di conoscere e applicare le “regole” del mondo virtuale e la capacità di districarsi tra opportunità e pericoli della rete».

Il rapporto rivela infatti che una percentuale consistente di studenti non conosce le regole relative all’utilizzo della propria immagine da parte dei social, o all’età minima per avere un profilo, non è in grado di eseguire semplici passaggi per rendere il proprio profilo social accessibile soltanto agli amici, di far fronte all’uso improprio della propria immagine da parte di altri. Più della metà non conosce le implicazioni legali relative alla condivisione di contenuti offensivi sui social o non è in grado di reagire in modo corretto di fronte all’uso improprio delle immagini altrui. Quasi la metà degli studenti, infine, non è in grado di riconoscere una fake news riguardante l’attualità.

Sempre il 7 giugno l’organizzazione internazionale ha rilanciato la campagna Riscriviamo il Futuro, che quest’anno vede proprio bambine, bambini e adolescenti come protagonisti, attraverso un Manifesto elaborato con il contributo dei ragazzi del Movimento Giovani Sottosopra. Riscriviamo il Futuro è un programma di intervento integrato per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica che vuole garantire un sostegno di medio e lungo periodo alle famiglie e ai minorenni in difficoltà nelle periferie e nei quartieri più deprivati di città e aree metropolitane, sia attraverso un sostegno di tipo materiale, sia tramite un supporto educativo in ambito scolastico ed extrascolastico.

In occasione della diffusione del rapporto e del rilancio della campagna Save the Children ha elaborato il nuovo strumento AbCD - Autovalutazione di base delle Competenze Digitali, realizzato in collaborazione con il Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Monica Pratesi, docente del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. «L’obiettivo – spiega l’organizzazione - è stato quello di misurare l’assenza, da parte dei minori, delle competenze di base per ciascuna delle quattro dimensioni della povertà educativa digitale, quali: apprendere per comprendere (afferente cioè alla conoscenza degli strumenti e delle applicazioni, le loro caratteristiche e funzionalità), apprendere per essere (relativa alla capacità di costruirsi un’identità digitale, del limite che c’è tra spazio pubblico e privato e delle conseguenze delle proprie azioni digitali nei confronti di se stessi e del proprio benessere), per vivere assieme (cioè di comprendere, accettare e rispettare la diversità delle identità, degli stili di vita, delle culture altrui nel mondo digitale e prevenire discriminazioni, intolleranza e cyberbullismo) e, infine, per vivere una vita attiva ed autonoma (legata all’accesso ad una conoscenza vasta e globale e alle opportunità di partecipazione attiva nel mondo digitale)».

Riscriviamo il Futuro. Una rilevazione sulla povertà educativa digitale è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.