Più impegno dell'Europa contro la tratta dei minori

16/07/2009

Gli stati dell'Unione europea devono fare di più contro la tratta dei minori. È l'esortazione dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) che, nei giorni scorsi ha presentato una relazione in cui analizza normative, misure di protezione e accoglienza per i bambini coinvolti nel traffico di esseri umani.

La relazione del FRA mette prima di tutto in luce alcuni problemi che condizionano un corretto inquadramento del fenomeno. In primis, non si conoscono le esatte dimensioni del fenomeno: non esistono, infatti, studi o statistiche capaci di fornire un'immagine fedele della situazione o di svelare quanti bambini e adolescenti siano coinvolti nella tratta a scopi di sfruttamento sessuale o di manodopera, adozione o traffico di organi. Oltre alla difficoltà oggettiva di quantificare un crimine “sommerso”, il fenomeno non può essere analizzato coi consueti metodi di raccolta dati sia perché le vittime hanno difficoltà a farsi avanti per raccontare la propria esperienza sia perché le statistiche riguardanti il crimine non riportano con accuratezza questo genere di reato. L'Italia è uno dei paesi europei che si stanno dotando di una raccolta dati specifica sul fenomeno e dove comunque è in corso un monitoraggio.

Ma il problema principale è la mancanza di una chiara definizione di “tratta di minori” nel panorama normativo comunitario e degli stati membri. La decisione quadro del Consiglio europeo sulla lotta al traffico di esseri umani del 2002 include nel traffico di minori solo lo sfruttamento sessuale e quello lavorativo. FRA suggerisce così che l'Unione europea e gli stati membri adottino una definizione di tratta chiara e completa, sul modello di quella contenuta nell'articolo 4 della Convenzione del Consiglio d'Europa contro la tratta degli esseri umani stipulata nel 2005 (e che l'Italia non ha ancora ratificato).

L'Agenzia poi lancia l'allarme sulla sparizione dei bambini dalle strutture di accoglienza. Secondo diverse organizzazioni non governative, la scomparsa di minori dalle strutture di accoglienza negli stati membri dell’Unione europea è un fenomeno molto diffuso e le destinazioni restano in larga misura sconosciute. FRA osserva che, con ogni probabilità, i minori finiscono nelle mani di trafficanti. Il problema resta tuttavia ampiamente ignorato, e ciò è dovuto a una grave mancanza di controlli da parte delle autorità degli Stati membri. Fra

Nella maggior parte degli Stati membri non esistono strutture di accoglienza specializzate per le vittime della tratta dei minori, che invece la Fra raccomanda insieme a politiche di accoglienza e integrazione delle vittime. Per quello che riguarda il nostro paese, l'Italia è uno dei cinque stati europei che ha istituito una task force specifica per contrastare il traffico e dare accoglienza alle vittime dello sfruttamento. Inoltre, al pari di altri tredici stati, esiste una collaborazione tra organizzazioni non governative e governo centrale. Le Ong italiane portano avanti anche forme di cooperazione con realtà esterne all'Unione europea e sono un elemento importante nello sviluppo di politiche di contrasto e nelle iniziative di assistenza alle vittime. Con Belgio e Bulgaria, l'Italia è anche uno dei pochi paesi dove esistono strutture di accoglienza specializzate per le vittime della tratta.

Spesso le vittime della tratta dei minori non sono correttamente identificate come vittime, tuttavia la loro identificazione è determinante per perseguire gli autori del reato. Dai dati disponibili risulta che le condanne dei responsabili nei casi di tratta dei minori sono molto poche. Nel periodo 2000-2007 sono state registrate condanne in 4 soli Stati membri. La relazione dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali suggerisce standard legislativi comuni che facilitino l'identificazione delle vittime, in modo da rendere più semplice l'incriminazione dei trafficanti.

L'Agenzia raccomanda anche norme minime per aumentare la protezione delle vittime perché i minori vittime della tratta sono spesso trattati come criminali e addirittura sottoposti a misure di detenzione. Secondo il quadro tracciato dal report, nella metà degli stati membri le vittime della tratta dei minori rischiano di essere sottoposte a misure di detenzione per reati transnazionali e altri atti illeciti quali la prostituzione e non godono di nessuna formale possibilità di non punizione. Tra le buone pratiche indicate nel rapporto, quelle di Italia, Ungheria e Slovenia dove è proibita per legge la detenzione di minori in attesa di espulsione. La normativa comunitaria dovrebbe pertanto prevedere norme minime per una politica di non punizione delle vittime della tratta dei minori, contribuendo anche in questo modo ad aumentare la fiducia delle vittime negli organi statali e ad evitare che le vittime possano trovarsi in una condizione di dipendenza dai trafficanti. Inoltre, le vittime della tratta dovrebbero vedersi garantiti alcuni diritti, come quello alla salute, ad avere un'abitazione e all'istruzione. (mf)