“Pagella in tasca”, un progetto di Intersos e Unhcr per garantire l’istruzione dei ragazzi rifugiati

20/08/2021 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Si chiama Pagella in tasca il progetto promosso da Intersos e Unhcr insieme ad altri partner con l’obiettivo di consentire ai ragazzi rifugiati di arrivare in Italia per proseguire gli studi. L'iniziativa – che in una prima fase coinvolgerà il Comune di Torino e successivamente altri comuni - prevede l’ingresso nel nostro Paese con un visto per motivi di studio di 35 minori stranieri soli ad oggi rifugiati in Niger.

I ragazzi entreranno in Italia a partire dal mese di settembre con un visto di ingresso per studio, rilasciato sulla base dei requisiti previsti dalla legge, e verranno accolti da famiglie affidatarie di Torino. I giovani conseguiranno il diploma di licenza conclusiva del primo ciclo d’istruzione e proseguiranno il loro percorso di istruzione e formazione nella scuola secondaria superiore o nella formazione professionale. Il progetto garantisce una borsa di studio per ciascun minorenne per 12 mesi, a copertura dei costi di sostentamento, e il supporto ai ragazzi e alle famiglie affidatarie da parte di specifiche figure professionali (educatore, mediatore culturale, avvocato e psicologo).

«“Pagella in tasca” - si legge nel sito dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) - è un progetto pilota finalizzato a sperimentare un canale di ingresso regolare e sicuro fortemente innovativo rispetto ai canali ad oggi esistenti in Italia (corridoi umanitari, resettlement ecc.), in quanto: specificatamente dedicato alla protezione dei minori non accompagnati; finalizzato alla promozione del diritto allo studio in quanto diritto primario riconosciuto a tutti i minori dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e fondato sul rilascio di un visto di ingresso per studio, previsto dalla legge italiana per minorenni tra i 15 e i 17 anni, ma ad oggi mai utilizzato per promuovere l’ingresso di minori rifugiati; con una forte componente di “community sponsorship”, attraverso il coinvolgimento delle famiglie affidatarie e dei tutori volontari, oltre che delle organizzazioni del privato sociale, nell’accoglienza e nella promozione dei percorsi di inclusione sociale dei minori e quindi con una forte partecipazione della società civile accanto alla presa in carico istituzionale».

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