Mortalità materna in calo nel mondo

18/11/2015 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Negli ultimi 25 anni la mortalità materna è diminuita del 44 per cento, scendendo da circa 532.000 decessi annui nel 1990 ai 303.000 stimati quest'anno. È quanto emerge dal rapportoTrends in maternal mortality: 1990 to 2015, realizzato da Unicef, Oms, Unfpa, Banca Mondiale e Divisione popolazione delle Nazioni Unite. L'ultimo di una serie che ha esaminato i progressi compiuti nell'ambito degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Secondo i dati forniti dal rapporto sono stati raggiunti notevoli traguardi negli ultimi 25 anni, ma c'è ancora molta strada da fare per combattere il fenomeno.

Nonostante i miglioramenti globali, si spiega nel comunicato stampa diffuso dall'Unicef, solo 9 Stati hanno raggiunto l'Obiettivo 5, che prevedeva di ridurre il tasso di mortalità materna di almeno il 75 per cento tra il 1990 e il 2015: Bhutan, Capo Verde, Cambogia, Iran, Laos, Maldive, Mongolia, Ruanda e Timor Est. Tuttavia alcuni di questi Paesi continuano ad avere tassi di mortalità materna superiori alla media globale.

Il rapporto rivela che il 99 per cento della mortalità materna globale si verifica nei Paesi in via di sviluppo. I tassi più alti si registrano nell'Africa Subsahariana, sebbene l'indagine evidenzi che anche l'Africa ha registrato un progresso importante, con un calo del 45 per cento (da 987 decessi a 546 su 100.000 nati vivi) tra il 1990 e il 2015.

In termini relativi, il maggiore progresso è stato registrato nell'Asia orientale, dove il tasso di mortalità materna è sceso del 72 per cento (da 95 a 27 decessi ogni 100.000 nati vivi).  La mortalità materna, inoltre, è diminuita anche nei Paesi industrializzati, dove il calo negli ultimi 25 anni è stato del 48 per cento (da 23 a 12 decessi ogni 100.000 nati vivi).

Fattore fondamentale nella lotta contro il fenomeno è l'istruzione, come sottolinea il vicedirettore dell'Unicef Geeta Rao Gupta: «l'istruzione delle donne e delle ragazze, in particolare di quelle più emarginate, è la chiave per dare loro le conoscenze che servono per mettere in discussione le pratiche tradizionali che pongono a rischio la sopravvivenza loro e dei loro bambini».