Minori a rischio, i risultati dello studio "Risc II"

27/11/2012 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Il rapporto Risc II – Rischio per l'infanzia e soluzioni per contrastarlo propone alcuni strumenti metodologici per valutare il rischio di allontanamento dei minori dalle famiglie di origine e cerca di individuare le soluzioni più efficaci per verificare gli esiti degli interventi di sostegno alle famiglie. I risultati della sperimentazione nazionale prevista dallo studio, realizzato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova e finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono stati presentati stamani, a Firenze, in occasione di un incontro ospitato dall'Istituto degli Innocenti. Il rapporto, seconda annualità dell'indagine Risc, è stato pubblicato nel numero 18 dei Quaderni della ricerca sociale, collana del ministero.

114 i minori a rischio di allontanamento presi in considerazione dall'indagine, di età compresa tra i 3 mesi e i 17 anni. 94 hanno cittadinanza italiana, 20 sono stranieri. Le informazioni raccolte nello studio si riferiscono a diverse aree, «riconducibili ai settori di osservazione funzionale organico, cognitivo comportamentale, socio ambientale e relazionale».

La sperimentazione ha coinvolto 6 regioni e 16 gruppi di lavoro (uno in Abruzzo, due in Basilicata, due in Emilia-Romagna, uno in Piemonte, sei in Toscana, quattro in Veneto) e si è articolata in più fasi. La prima ha previsto la valutazione delle condizioni dei minori, perlopiù provenienti da famiglie multiproblematiche. Bambini che «vivono in condizioni di grave deprivazione, con genitori poco capaci di esserlo, in famiglie sole, prive di sostegno solidale o parentale, spesso sotto osservazione da parte dei servizi sociali, sanitari ed educativi». La valutazione, realizzata su 107 minori, ha messo in evidenza varie criticità. La più preoccupante riguarda la sfera affettiva e relazionale: i figli, si legge nel rapporto, «non sono in grado di rapportarsi in modo adeguato con i propri genitori, gli amici e i compagni».

Nella seconda fase, invece, gli operatori hanno redatto, per 95 bambini, un piano operativo personalizzato, definendo obiettivi, risultati attesi, strategie di azione e fattori osservabili. Dopo circa 3 mesi i bambini sono stati rivalutati ed è stato redatto un secondo piano. Dallo studio emerge che i punteggi medi migliorano in ogni area osservata. A registrare i risultati maggiori è l'area socio ambientale e relazionale, quella più critica. La valutazione dei fattori osservabili dimostra che nel 79 per cento dei casi gli obiettivi fissati sono stati raggiunti, completamente o in parte. In alcuni casi il miglioramento è stato superiore alle attese (5 per cento). In un caso su 5 non si è verificato il cambiamento atteso e la situazione nel 3,8 per cento dei casi è peggiorata. I risultati maggiori sono stati raggiunti con la frequenza scolastica: 60 per cento in parte, 40 per cento completamente.

Un altro aspetto analizzato nell'indagine è il tema dei costi degli interventi. A questo proposito lo studio rivela che, nel caso di massima gravità, il lavoro all'interno della famiglia pesa 10 volte meno rispetto al collocamento in comunità educativa e perfino 35 volte meno rispetto all'inserimento in comunità terapeutica-riabilitativa.

Durante l'incontro Rischio per l'infanzia e soluzioni per contrastarlo. I risultati della sperimentazione nazionale - organizzato dal ministero in collaborazione con la fondazione, la Regione Toscana, le altre regioni che hanno preso parte a Risc e l'Istituto degli Innocenti – sono state illustrate anche le esperienze realizzate sui territori ed è stato presentato lo sviluppo del progetto in Toscana. Sono intervenuti, fra gli altri: Tiziano Vecchiato e Cinzia Canali, curatori dello studio, e Raffaele Tangorra, del ministero.

Il numero 18 dei Quaderni della ricerca sociale è disponibile on line, sul sito del ministero e sul sito della fondazione. (bg)

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