Minori fuori famiglia a un anno dalla chiusura degli istituti

26/02/2008

Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Centro di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza e presidente del Tribunale per i minori di Bari, in questa intervista ci spiega come come è cambiata la situazione e cosa è stato fatto in Italia dopo la chiusura degli istituti assistenziali (31 dicembre 2006) che per decenni hanno accolto ragazzi con problemi familiari.

Che situazione abbiamo in Italia riguardo alle possibilità di accoglienza a un anno dalla chiusura degli istituti?

Dopo un anno possiamo dire che la situazione si sta definendo. Al 31 gennaio 2008, dal monitoraggio costante portato avanti dal Centro di documentazione, risultano ospitati in istituto solo 48 minorenni ma ci mancano ancora i dati di un istituto siciliano. Al momento risultano aperti 14 istituti: 9 in Sicilia, 2 in Calabria, 1 in Basilicata e 2 in Puglia. Cinque di questi sono privi di accoglienza per cui solo 9 istituti assistenziali funzionano realmente. Ora si tratta di capire come muoversi per superare le diversità di concetti sia di nomenclatura che di prassi utilizzate nelle diverse Regione. Bisogna definire il significato di istituto assistenziale. Poi c'è il problema delle ristrutturazioni: sono ortodosse o eterodosse? Per esempio il caso di istituti trasformati in quattro comunità che hanno i servizi comuni. Come vanno valutate queste situazioni? Eppoi come si devono collocare, tra le categorie tradizionali della legge 149/2001, l'istituto assistenziale e la comunità e l'affidamento familiare? E le forme che vanno dal "vicinato solidale" all' "affidamento familiare diurno" ai vari servizi che la normativa prevede in maniera molto rigida? E ancora, quando una famiglia accoglie 3 o 4 bambini si deve considerare una comunità o un affidamento familiare? Tutti questi quadri vanno definiti e condivisi.

I mezzi d'informazione parlano spesso di orfanotrofi, ma esistono ancora?

Gli orfanotrofi non ci sono più. I mass media dovrebbero evitare di dire che esistono ancora. Sono forme di accoglienza ormai superate. Esiste invece il problema delle diverse prassi utilizzate dalle Regioni. Bisogna cercare l'uniformità delle prassi o almeno capire le ragioni di queste diversità. Ci sono poi temi cardine: affidamento familiare o affidamento consensuale? Quando in una Regione si crea l'una e quando l'altra? Eppoi come viene valutato l'affidamento sine-die? Buona parte dei Comuni del nord Italia si considera l'affidamento fino al 21° anno di età, che è in disaccordo con la normativa, dalla parte opposta ci sono le realtà del Sud che stanno firmando protocolli d'intesa sulla adozione mite che parte dal presupposto che l'affidamento familiare è temporaneo, quindi superati i termini dei 24 mesi più una proroga, si deve andare all'adozione non legittimante. Allora si deve fare un confronto per capire le ragioni per le quali esistono queste diversità. C'è poi il rapporto con la giustizia minorile: bisogna capire quale tutela del minore si deve realizzare. La continuità degli affetti di un bambino che vive in una famiglia affidataria deve comportare che egli ci resti anche in caso di illegalità o deve prevalere il rispetto dei principi di legalità? Un esempio è il falso riconoscimento: un bambino che sta da 3 o 4 anni in una famiglia nella quale è stato falsamente riconosciuto (il caso Serena di 20 anni fa) deve essere allontanato o no? Questi sono alcuni punti sui quali credo si debba discutere.

Perché esistono tante differenze tra Nord e Sud ?

Sono soprattutto differenze economico-culturali. Senza dubbio la realtà del Nord è più ricca e quindi più attenta. Anche culturalmente ha una serie di bisogni che al Sud arrivano dopo. Non è un caso che gli istituti assistenziali siano rimasti solo al Sud. La cultura è più lenta a nascere e quindi a crescere. Inoltre il politico del sud non ha tra le sue priorità quella della tutela dei minori, cosa che in alcune delle regioni del nord è diventata prioritaria. Nelle regioni del sud della penisola questa cultura tarda ad affermarsi. Nel sud aggiornamento, formazione del personale, forme di devianza e tutte le tematiche che riguardano i servizi e gli interventi per i minori sono in ritardo storico. Non è facile cercare di superarle. Ci sono situazioni come quella della Sicilia che sono ancora poco conosciute e ci sono istituti dei quali non si hanno i dati. Con la conferenza delle Regioni dobbiamo reperire dei sistemi comuni per avere un tipo di comunicazione corretta e forme di informazione comune. Un esempio è l'informatizzazione dei servizi che nella realtà meridionale non esiste. Nelle regioni meridionali, al di la della lentezza nella comunicazione dei dati, manca la cultura dell'attenzione a questo problema.

Si parla da anni della figura del Garante per l'infanzia che tarda ad arrivare...

Ritengo importante la creazione del Garante per i minori in tutte le Regioni. Oggi esiste in tre o quattro regioni. Tra queste il Veneto dove sono stati formati oltre 500 tutori per i minori stranieri non accompagnati. E' l'unica Regione nella quale, sui minori, c'è una programmazione che non esiste altrove. E' necessario mettere a confronto le diverse realtà italiane. Un punto di partenza potrebbe essere la stesura di una pubblicazione che mostri le varie realtà operative e professionali di ogni regione per avere il confronto e il superamento delle divergenze.

Come si può fare, oltre a ciò che si sta facendo, per incoraggiare l'affido?

Direi che la questione è cosa si vuole incoraggiare. Bisogna avere le idee chiare su cosa è l'affido. Se è un sostegno per il rientro nella famiglia d'origine tenendo il bambino per 2 o 3 anni va coltivata una linea di supporto. Se invece, come è stato detto nel convegno di Torino (21-22 febbraio 2008), il 60% degli affidi familiari vanno oltre i tre anni, forse il concetto di affidamento è un altro. Quindi bisogna capire bene cosa chiedere alla famiglia affidataria: un appoggio in vista del rientro del bambino nella famiglia d'origine oppure tenere il bambino per un affidamento a lunghissima scadenza? Va definito il significato di affidamento ma anche come si realizza il dopo.

Quali cambiamenti importanti ci sono stati negli ultimi dodici mesi?

Soprattutto nelle regioni settentrionali è aumentato l'affido di minori. E' necessario approfondire le ragioni che hanno portato a questo aumento. Se riguarda i minori stranieri non accompagnati cambia la prospettiva. (SP)