Minori esclusi dall'istruzione, rapporto di Unesco e Unicef

S'intitola Fixing the broken promise of education for all: findings from the global initiative on out-of-school children il nuovo rapporto congiunto dell'Istituto per le statistiche dell'Unesco e dell'Unicef, lanciato il 19 gennaio scorso in occasione dell'Education world forum, che si è tenuto a Londra dal 18 al 21 gennaio 2015.

Secondo i dati forniti dal rapporto, i bambini e i ragazzi che non hanno mai iniziato la scuola o che l'hanno abbandonata sono, nel mondo, 121 milioni (di questi, 63 milioni sono adolescenti tra i 12 e i 15 anni e 58 milioni bambini esclusi dalla scuola primaria).

I dati rivelano, fra le altre cose, che al crescere dell'età aumentano, per i minori, i rischi di elusione e dispersione scolastica. I più penalizzati sono i ragazzi che vivono nei paesi in guerra, quelli che lavorano e quelli che devono affrontare discriminazioni su base etnica, per genere o per disabilità.

I tassi di abbandono scolastico più alti si registrano in Eritrea e Liberia: nel primo Paese i bambini che non frequentano la scuola primaria sono il 66 per cento, nel secondo il 59 per cento. In Pakistan il 58 per cento delle adolescenti tra i 12 e i 15 anni non frequenta la scuola, rispetto al 49 per cento dei coetanei maschi.

Il rapporto individua nella povertà il principale ostacolo all'istruzione. In Nigeria, ad esempio, 2/3 dei bambini appartenenti alle famiglie più povere non vanno a scuola e quasi il 90 per cento di loro probabilmente non sarà mai iscritto. Al contrario, solo il 5 per cento dei bambini più ricchi non frequenta la scuola, ma si prevede che la maggior parte di loro entrerà nel sistema scolastico in futuro.

Secondo l'Unesco e l'Unicef le nuove politiche per l'istruzione devono concentrarsi proprio su di loro, i bambini più emarginati, con l'intento di migliorare l'accesso e la qualità dell'istruzione. Per raggiungere questi obiettivi, si legge nella presentazione del volume pubblicata nel sito dell'Unicef, «i governi hanno bisogno di dati affidabili su chi sono questi bambini, dove vivono, se hanno mai frequentato la scuola e se è probabile che lo facciano in futuro. Purtroppo, molti di questi bambini rimangono invisibili agli attuali metodi di indagine statistica».

Il rapporto, dunque, «invita ad investire nel miglioramento della raccolta dei dati statistici, sottolineando che lo sforzo per raggiungere i più emarginati può inizialmente costare di più, ma produce anche i migliori benefici». (bg)