Nel nostro Paese poco più di un bambino su due ha accesso alla mensa scolastica, con forti differenze territoriali: si passa dai valori compresi tra il 6% e l’8% nelle province di Palermo, Ragusa e Siracusa al 96% di Firenze. Lo rivela il Policy Paper Mense scolastiche: un servizio essenziale per ridurre le disuguaglianze, uno studio condotto da Save the Children insieme all’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Le percentuali più basse di alunni che usufruiscono del servizio di refezione scolastica si registrano in cinque regioni del Sud: Sicilia (11,2%), Puglia (16,9%), Campania (21,3%), Calabria (25,3%) e Molise (27,4%). Liguria (86,5%), Toscana (82,7%) e Piemonte (79,4%) sono invece le regioni più virtuose.
Secondo i dati riportati nel documento, nel 2022, in Italia, il 13,4% dei minorenni viveva in condizioni di povertà assoluta, il 27% è in sovrappeso o obeso e un bambino su 20 vive in povertà alimentare, cioè senza un pasto proteico al giorno.
«In questo quadro – si sottolinea nel Policy Paper -, il servizio mensa nelle scuole diventa fondamentale non solo per garantire l’estensione del tempo pieno, ma anche per garantire ai minori, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. Oltre ai benefici sulla salute dei minori, la mensa rappresenta anche un momento di socialità che può contribuire a rafforzare le cosiddette “soft skill” dei bambini e delle bambine».
Lo studio contiene anche dati sul tempo pieno, di cui beneficiano due alunni della scuola primaria su cinque (40%), con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%), Puglia (18,4%) e le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%).
Come si spiega nel sito di Save the Children, «il tempo pieno – la cui estensione è legata alla dotazione di mense nelle scuole - è uno strumento fondamentale per combattere la dispersione scolastica e comporta un aumento dell’offerta formativa che genera benefici sia per gli studenti, accrescendone le possibilità di risultati scolastici migliori, sia per i genitori, con effetti positivi in particolare sull’occupazione femminile. In Italia, il tasso di abbandono scolastico è all’11,5%, con le percentuali più alte in Sicilia (18,8%), Campania (16,1%) e Sardegna (14,7%), mentre la media europea si attesta al 9,6%».
Secondo quanto evidenziato dal Policy Paper, dunque, sono ancora troppo pochi i bambini che nel nostro Paese usufruiscono di mensa e tempo pieno a scuola, con ampi divari territoriali. Proprio per questo lo studio - disponibile sul sito dell’organizzazione, nella sezione “Pubblicazioni” - presenta una stima di quanto costerebbe offrire il servizio mensa a una platea di minorenni più ampia di quella che attualmente ne usufruisce e riporta una serie di raccomandazioni: fra queste, rendere l’offerta di un pasto sano al giorno un servizio pubblico essenziale per il quale stabilire uno specifico livello essenziale delle prestazioni; istituire un “Fondo di contrasto alla povertà alimentare a scuola”, con una dotazione di 2 milioni di euro per il 2024, 2,5 milioni per il 2025 e 3 milioni a partire dal 2026, da destinare ai Comuni che utilizzano una quota di bilancio per consentire l’accesso alla mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie che, a causa di condizioni oggettive di impoverimento, non riescono a provvedere al pagamento delle rette.
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