L’inclusione di bambini, adolescenti e donne secondo il WeWorld Index 2018

24/04/2018 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

In Italia bambini, adolescenti e donne rischiano esclusione sociale e povertà più che in qualsiasi altro Paese europeo. È quanto emerge dal WeWorld Index 2018, il rapporto annuale realizzato dalla onlus WeWorld che valuta lo sviluppo di 171 Paesi, europei ed extraeuropei, osservando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione.
Il WeWorld Index è composto da tre categorie (contesto, bambine/i e adolescenti, donne) e 17 dimensioni (abitazione, ambiente, lavoro, salute, educazione, ecc.). Ogni dimensione è costituita da due indicatori e si riferisce a un aspetto importante per l’inclusione di donne e under 18.
Nella classifica stilata dal rapporto l’Italia è fanalino di coda tra i Paesi europei: è 27esima su 171 Paesi mentre era 18esima su 167 nel 2015; anche rispetto al gruppo del G20 l’Italia è tra i 6 Paesi con la performance peggiore.
In cima alla classifica, invece, ci sono i Paesi del Nord Europa con in testa l’Islanda con 112 punti (53 in più rispetto all’Italia), che per la prima volta scalza la Norvegia; in fondo la Repubblica Centrafricana con -146 punti. Si posizionano al 27esimo posto, come l’Italia, anche gli Stati Uniti, seguiti da Brasile (78esimo posto), Argentina (41esimo), Messico (75esimo) e Turchia (92esimo).
Sui 171 Paesi presi in considerazione dall’indagine sono 100 quelli in cui si riscontrano forme insufficienti di inclusione, come il Nepal o la Cambogia (rispettivamente al 121esimo e 114esimo posto) o forme gravi o gravissime di esclusione come il Benin in 143esima posizione e il Kenya in 130esima. 100 Paesi in cui si concentra il 59% della popolazione mondiale (54% nel 2017).
Per la prima volta il WeWorld Index 2018 dedica un approfondimento all’educazione, dimensione fondamentale per l’inclusione delle donne e degli under 18. Secondo il rapporto sono cinque le barriere da eliminare per assicurare a tutti i bambini l’accesso a un’educazione inclusiva: la scarsa nutrizione, che blocca o limita la partecipazione scolastica; la migrazione, che interrompe i percorsi d’istruzione; le discriminazioni di genere, radicate in norme e consuetudini; la violenza; la povertà educativa, che in combinazione con quella economica diventa ereditaria.
Il rapporto individua 5 Paesi in cui sono presenti queste barriere. Si parte dal Kenya, dove la denutrizione ostacola la partecipazione scolastica dei bambini: nella contea di Mingori il 26,4% dei bambini con meno di 5 anni soffre di denutrizione cronica e il 9% è sottopeso. Segue l’India, dove il 40% dei migranti ha meno di 18 anni e il 34% dei bambini coinvolti negli spostamenti abbandona il percorso di studi.
Il Nepal, invece, è il Paese che rappresenta la discriminazione di genere. Qui al 37% delle bambine è imposto un matrimonio combinato prima dei 18 anni, con conseguente abbandono della scuola, gravidanze precoci ed esclusione sociale. In Brasile la violenza permea le relazioni sociali e familiari, con ricadute sul clima scolastico, il rendimento degli studenti, la frequenza.
Secondo il WeWorld Index 2018 l’Italia rappresenta l’ereditarietà della povertà educativa. Nel nostro Paese, infatti, solo l’8% dei giovani figli di genitori senza diploma di scuola superiore si laurea, rispetto al 68% di laureati provenienti da famiglie in cui entrambi i genitori hanno conseguito un diploma di laurea.