L'alcol, una cattiva compagnia per i ragazzi

19/03/2010

I ragazzi italiani fanno conoscenza con l'alcol prima dei coetanei europei e, pur minorenni, adottano con più frequenza comportamenti a rischio come il binge drinking. Sono alcuni degli elementi critici che emergono dalla Relazione del Ministero della salute al Parlamento sul consumo di alcol nel nostro paese.

Il documento, trasmesso nello scorso mese di gennaio ai presidenti di Camera e Senato, riepiloga gli  interventi realizzati da Ministero e Regioni in attuazione della legge quadro 125 del 2001 "in materia di alcol e problemi alcolcorrelati". Raccoglie ed espone i dati relativi al biennio 2007 e 2008: modelli di consumo, situazione nazionale e territoriale, interventi di prevenzione e cura attuati a livello regionale.

Per quanto riguarda gli under 18, la relazione presenta un quadro con molte criticità. L’aspetto di maggiore debolezza del nostro paese è senza dubbio la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea), che risulta la più bassa in Europa. Inoltre, come già rilevato in alcune ricerche, si affermano tra i ragazzi modelli di comportamento molto dannosi come il binge drinking, importato dai paesi nordeuropei

Altri elementi: i consumatori fra i 18 e i 24 anni di entrambi i sessi superano in percentuale quella dei consumatori nella popolazione generale. Troppi ragazzi sotto i sedici anni hanno avuto accesso a bevande alcoliche nel 2008. Nella fascia tra 14 e 24 anni la tendenza al bere è in aumento, soprattutto tra le ragazze. I giovani poi sembrano sottovalutare il rischio per la salute connesso all'eccessivo consumo.

Vediamo ora i numeri nel dettaglio.
Secondo i dati Istat, nel periodo 1998-2008 la percentuale di consumatori nella popolazione generale è rimasta stabile (circa 70%), ma è aumentata quella dei giovani consumatori: dal 68,5% al 70,7% nella fascia 18-24 e dal 40,6% al 42% nella fascia 14-17. Gli incrementi più significativi si segnalano tra le ragazze nelle fasce14-17 (+2,1%) e 18-24 (+ 4,6%).

Nel 2008 hanno dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica il 19,7% dei ragazzi e il 15,3% delle ragazze sotto i sedici anni. Nella fascia 16-20 anni invece, hanno consumato alcolici il 69,6% dei ragazzi e il 53,6% delle ragazze. Tra gli 11-18 anni, la bevanda prevalente è il vino tra i maschi (46,1%) e la birra (45,3%) tra le ragazze.

Un ragazzo su cinque e una ragazza su dieci bevono seguendo comportamenti dannosi per la salute e la sicurezza: per esempio, il 13,2 dei maschi e il 4,4% delle femmine hanno praticato il binge drinking nel corso dell'anno. Ma la tendenza più pericolosa è quella del consumo fuori pasto, che cresce a dismisura tra i giovanissimi 14-17: nell'arco di tempo 1995-2008, per i maschi si è passato dal 12,9% al 22,7) e per le ragazze dal 6% al 14,4%. Va però aggiunto che dal 2006 si è riscontrata una tendenza decrescente di questi comportamenti.
L'altra tendenza di consumo che preoccupa è quella definita del consumo giornaliero oltre i limiti consigliati, ma anche questa ha registrato un calo di 2 punti percentuali dal 2007.

Da una recente indagine dell'Istituto superiore di sanità che aveva l'obiettivo di valutare i consumi giovanili nell’ambito di una serata in discoteca e la percezione del rischio legato all’uso di alcol alla guida, emerge che il 52,0% dei ragazzi ed il 37,2% delle ragazze che frequentano pub e discoteche consumano bevande alcoliche, con picchi dell'86% il sabato sera
Ciascun ragazzo consuma in media 4 bicchieri, 3 invece per una ragazza. Il consumo medio più alto è quello nella fascia sotto i 18 anni (quasi  5 bicchieri tra i ragazzi e 6 per le ragazze), che è anche quella nella quale ci si ubriaca di più : il 41,7 % tra i maschi e 20,8% tra le femmine bevono più di sei bicchieri.
Le percentuali più elevate di consumatori si riscontrano tra i consumatori di aperitivi alcolici e breezer (67,0% del campione), seguiti da quelli di birra (43,4%), di vino (43,0%) e di superalcolici (27,0%).

L’indagine Espad (European school project on alcohol and other drugs) elaborata per l'Italia dall'Istituto nazionale di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche rileva dal 2004 una percentuale stabile o in lieve crescita tra i giovani studenti italiani di 15-19 anni che si sono ubriacati almeno una volta nella vita (circa il 56,9%) o negli ultimi 12 mesi (42,8%-43,4%).

Inoltre Espad rileva un cambio nell'atteggiamento di “non disapprovazione” dei giovani studenti sia nei confronti del bere moderato (dal 75% del 1999 al 66,5% del 2008) che nei confronti delle ubriacature, ormai in calo dal 2003 (2003: 26,5%, 2008: 22,3%). Invece cresce di poco la tendenza di coloro che negano il rischio legato all'eccessivo consumo quotidiano (dal 2,3% del 2003 al 2,4% del 2008). Inoltre, l'alcol risulta la sostanza più consumata nella fascia 15-19 (89,9%) e l'ubriacatura è la forma di abuso prevalente rispetto alle altre sostanze illegali (53,7% contro 32,7%).

Secondo l’Istat sulla propensione al consumo a rischio dei giovani di età 11-17 anni influiscono i comportamenti a rischio dei genitori. Tra chi infatti adotta condotte a rischio è più alta la percentuale di coloro che hanno almeno un genitore che beve (22,7% nel 2008) rispetto a coloro i cui genitori non bevono o bevono moderatamente (15,0 % nel 2008).

Conclude così il Ministero della salute: «Per i più giovani è necessario contrastare maggiormente in entrambi i sessi il consumo precoce, il consumo fuori pasto, il binge drinking e le ubriacature, con interventi che consentano un più puntuale controllo delle pressioni sociali al bere presenti in vari contesti della società, un rafforzamento delle capacità individuali di autocontrollo e autonomia nonché una corretta informazione sui rischi correlati all’alcol». Inoltre è «particolarmente importante appare nel nostro Paese consolidare una cultura in grado di orientare adeguatamente i consumatori di bevande alcoliche verso un consumo realmente responsabile e attento, che tenga conto delle esigenze di salute e sicurezza proprie e altrui; una cultura in cui le evidenze scientifiche sul consumo di alcol siano in grado di trasformarsi in sapere comune».

Infine: «Non va sottovalutato il fatto che in Italia l’elevato livello di scolarizzazione risulti fattore positivamente correlato ad una maggiore propensione al consumo e al binge drinking; proprio nella popolazione più "colta" sembra non esservi la consapevolezza attesa sulla necessità di contenimento del consumo alcolico e questo appare tanto più preoccupante in quanto la propensione al consumo da parte dei genitori risulta influenzare in una certa misura anche quella dei figli». (mf)
 

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