La febbre del Superenalotto e del guadagno facile colpisce anche i giovani, soprattutto nelle regioni del sud e in contesti sociali che li espongono al rischio della dipendenza. Sono alcune delle evidenze emerse nel rapporto Gioco&Giovani 2009 curato dall'Osservatorio della società di studi economici Nomisma.
Il focus si è concentrato sugli studenti delle classi quarte e quinte delle scuole superiori italiane, utilizzando un campione di 8582 ragazzi tra i 16 e i 19 anni iscritti in 396 istituti scolastici: uno spaccato, scrive Nomisma, rappresentativo della fascia di età over 15 per sesso, tipologia di istituto, area geografica e età. Visti nel complesso, i risultati non riservano sorprese allarmanti: il 68% degli intervistati infatti ha avuto almeno un'occasione di gioco nel 2008 (l'anno a cui si riferivano le interviste) e la spesa media mensile si aggira sui 10 euro. Però, nel resto della popolazione italiana, la media di chi ha giocato almeno una volta in un anno è solo del 55%.
Tuttavia, per la maggior parte dei ragazzi intervistati, il gioco rimane un passatempo occasionale, al quale si ricorre anche meno di una volta al mese per la sua capacità di creare emozioni forti. I piedi sembrano piantati per terra: il 54% è consapevole delle maggiori possibilità di perdere e solo l'8% reinvente in gioco le eventuali vincite. Inoltre, il 67% del campione, trovandosi con 100 euro inaspettati, non giocherebbe nulla. Il 32% dei ragazzi intervistati non ha mai giocato nel corso del 2008 e che non prova interesse per il mondo dei giochi e delle scommesse.
Il gioco preferito è il Gratta & Vinci (per il 53% degli intervistati), seguito dal Superenalotto (39%) e dal Lotto (27%). Staccate le scommesse sportive (22%), le lotterie nazionali (20%), le slot machines nei bar (18%) e il bingo (4%). A giocare sono in gran parte i maschi (il 76%), ma le ragazze che hanno giocato almeno un gioco sono il 61%.
L'approccio e l'attaccamento al gioco cambiano in base al contesto sociale, all'area geografica di provenienza e al contesto familiare. La percentuale di giocatori infatti è più alta, per esempio, tra gli studenti delle scuole professionali e degli istituti tecnici (78,1% e 74,6%, rispettivamente, mentre nei licei scende al 58%), come anche la cifra media mensile che sale a 12,1 euro. Alta anche la percentuale di studenti degli istituti professionali che giocano tutti i giorni: il 24,9% del campione.
La febbre del gioco colpisce soprattutto le regioni del Sud e le isole (75,2%), dove la spesa mensile si aggira sui 12 euro e la quota di giocatori quotidiani è del 21,9%. La passione per il gioco è in qualche modo “ereditaria”: infatti i giocatori appartenenti a nuclei familiari in cui si gioca sono l'80%, mentre nelle famiglie in cui non c'è l'abitudine al gioco, solo il 37% dei giovani lo fa.
Se per i giovani il gioco è «un'occasione di divertimento con impatto limitato sul quotidiano», esistono fasce a rischio. La ricerca Nomisma infatti sottolinea che: il 22% degli intervistati ha partecipato ad almeno 5 tipologie di gioco; il 24% dei maschi gioca almeno una volta al giorno; il 12% dei giocatori si sente dipendente; il 24% nasconde o ridimensiona la propria passione per il gioco ai genitori; il 12% usa il gioco come valvola di sfogo dei problemi personali. In questi casi, la spesa mensile supera i 30 euro e cresce il tempo dedicato al gioco.
Il 92% degli intervistati è consapevole dei rischi legati ai giochi con vincite in denaro e il 38% vorrebbe però maggiori informazioni: spesso è poco chiaro il divieto di gioco per i minorenni o il divieto di partecipazione a giochi e scommesse. Tanto che solo il 17% dei ragazzi si dichiara consapevole dei limiti e la partecipazione ai giochi vietati non è molto lontana in percentuale a quella dei maggiorenni (per esempio, le scommesse sportive, scelte dal 22% di maggiorenni e dal 20% di minorenni). (mf)
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