Il cosiddetto “junk food” o cibo spazzatura non rappresenta una minaccia solo per gli adulti, ma anche per i bambini, destinatari di pubblicità che invitano al consumo di bevande e cibi ipercalorici. Per combattere l'obesità infantile Altroconsumo ha promosso la campagna Pubblicità che ingrassa, proponendo una petizione contro il marketing aggressivo e le abitudini alimentari scorrette.
La campagna, conclusa a marzo, non è stata solo una raccolta di firme, ma anche un'occasione per approfondire il tema dell'obesità infantile e del marketing di bevande e cibi non salutari destinati ai bambini - snack, merendine, cereali per la prima colazione, spesso troppo ricchi di zucchero o sale - diffondendo informazioni corrette utili ai piccoli consumatori e ai loro genitori.
Sul sito dell'associazione un cartone animato spiega in modo semplice e chiaro i danni causati dalla pubblicità di cibi ricchi di grassi, zucchero o sale, mentre le mamme possono trovare consigli utili per una corretta alimentazione dei propri figli.
Grazie all'iniziativa dell'associazione di consumatori sono state raccolte quasi 6500 firme, consegnate il 12 marzo al sottosegretario alla salute Francesca Martini. Nella petizione si chiede al Governo di sostenere l'adozione del codice internazionale di autoregolamentazione sulla pubblicità di bevande e alimenti destinati ai più piccoli proposto da Consumers international – la federazione mondiale delle organizzazioni di consumatori - impegnandosi ad applicarlo nel nostro Paese. E non solo.
Fra le altre richieste, Altroconsumo propone di inserire l'educazione alimentare tra le materie di insegnamento nelle scuole, promuovere il consumo di frutta e verdura con campagne pubblicitarie animate da cartoni e personaggi famosi e bandire il bombardamento pubblicitario di cibi non salutari tra le 6 e le 21.
Ma cosa prevede il codice internazionale proposto da Consumers international? Il codice dovrebbe vietare, fra l'altro, la trasmissione di pubblicità di cibi non salutari – via radio o tv - fra le 6 e le 21, la diffusione di messaggi pubblicitari attraverso i nuovi media, fra cui siti web e social network, la promozione di cibo non salutare nelle scuole e l'utilizzo di personaggi celebri e cartoni animati per pubblicizzare alimenti ipercalorici. (bg)