Istat, minori più tecnologici e famiglie in mutamento

29/11/2011

Il cellulare è il fedele compagno della maggioranza di bambini e i ragazzi italiani, ma si diffonde l'uso del pc e di Internet e cala il consumo di televisione. Però un bambino su quattro è figlio unico: sono alcuni degli elementi più interessanti del Report 2011 su Infanzia e vita quotidiana realizzato dall'Istituto nazionale di statistica in collaborazione col Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Molti i cambiamenti che interessano i nuclei familiari nel nostro Paese, secondo gli estensori del report, in particolare «il calo della fecondità, il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro e l’aumentata instabilità coniugale». Da questi mutamenti conseguono i cambiamenti nella vita familiare di bambini e ragazzi. Per esempio, dal 1998 al 2011, diminuisce dal 40,5% al 28,7% la percentuale di minori con padre occupato e madre casalinga: bambini e ragazzi con  ambedue i genitori occupati sono ormai la maggioranza (41,5%, ma solo il 24,3% al Sud) ma va anche notato come, tra 2008 e 2011, a causa della crisi questa percentuale sia scesa (era 43,8% nel 2008).

Sono soprattutto i nonni ad occuparsi di questi minori quando i genitori sono al lavoro: il 66,4 % di bambini fino ai 13 anni è infatti affidato a loro.

Aumentano, come detto, i figli unici: tra il 1998 e il 2011 salgono dal 23,8% al 25,7% (al Nord si va oltre il 30%), quelli con due o più fratelli diminuiscono invece dal 23,1% al 21,2% (stabili al 53,1% coloro che hanno un solo fratello). Inoltre, raddoppia il numero di minori che vivono con un solo genitore: dal 6% del 1998 al 12% del 2011, soprattutto a causa dell'aumento di divorzi e separazioni.

Le nuove tecnologie la fanno da padrone nella vita di bambini e adolescenti, «con significativi impatti sulle dimensioni delle relazioni sociali, dell’apprendimento, della fruizione culturale e del gioco». In dieci anni, nella fascia 11-17 anni, è raddoppiata la percentuale di chi usa il cellulare (dal 55,6% del 2000 al 92,7% del 2011). Nel 2011 il 67,3% dei bambini e ragazzi di 6-17 anni utilizza il cellulare e il 56,4% ne possiede uno tutto per sé (soprattutto femmine: 57,6%, contro 55,3%).

L'uso più propriamente telefonico è ormai in secondo piano: crolla dal 20,3% al 3,9% la percentuale di 11-17enni che usano il cellulare solo per telefonare. Si usa invece, tra le altre cose, anche per giocare, mandare messaggi, fare e ricevere foto, ascoltare musica, navigare su Internet.

Dal 2001 al 2011 aumenta la quota di bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni che usa il pc (dal 55,8% al 62,1%). Anche l’uso di Internet è cresciuto, passando tra i bambini e i ragazzi di 6-17 anni dal 34,3% al 64,3%. L’uso del pc aumenta col crescere dell’età: tra i bambini di 3-5 anni solo il 17,7% usa il pc, tra i 6 e i 10 anni oltre la metà dei bambini (56,7%) lo fa, tra gli 11 e i 13 anni l’80,2% e tra i 14 e i 17 anni l’88,4%.

L'ingresso delle nuove tecnologie nella vita dei minori italiani fa perdere terreno al totem domestico per eccellenza, la televisione. Infatti, i bambini e i ragazzi che usano tv, radio e pc «leggono di più nel tempo libero, vanno più frequentemente al cinema, praticano di più sport». E trascurano la tv:  infatti, tra chi usa tv, radio e pc, la quota di coloro che guardano la tv 3 ore o più nei giorni non festivi passa dal 42,7% del 2005 al 33,2% del 2011, mentre tra i ragazzi che guardano solo la tv la quota passa dal 44,3% al 41,6%.

Nell'ambito del gioco, videogiochi e computer non scalzano ancora i giocattoli tradizionali dalle preferenze dei bambini più piccoli. Se infatti cresce la quota di bambini di 3-5 anni che usano videogiochi e computer per giocare (dal 19,6% del 1998 al 24,1% del 2011 per i maschi e dal 6,7% al 15,9% per le femmine), bambole, automobiline e trenini resistono. Nella fascia 6-10 anni, per i maschi regna quasi incontrastato il pallone (74,2%) seguito dai videogiochi (65,8%), per le femmine invece prevalgono il disegno (77,7%) e le bambole (67,6%). Si gioca soprattutto a casa (per il 98,1% nella fascia 3-10 anni è il luogo ludico per eccellenza), ma col variare dell'età si aprono gli spazi dei cortili, dei giardini pubblici, degli oratori. Rispetto al 1998 cresce la quota di bambini di 3-10 anni che giocano con i genitori, con i nonni e con i  coetanei. Nei giorni feriali la quota di bambini che giocano con la madre passa dal 32,4% al 57,8%, con il padre dal 22,5% al 46,2%; nei giorni festivi la quota di chi gioca con la madre passa dal 40,5% al 64,6%, con il padre dal 39,9% al 60,6%.

Infine, tra gli elementi da segnalare del report Istat c'è sicuramente la diminuzione, nell'arco di tempo 1998-2011, della percentuale di bambini e dei ragazzi tra 6 e 17 anni che riceve regolarmente la “paghetta” dai genitori: dal 35,1% al 25,6%. Forse non a caso, la diminuzione più forte è registrata tra il 2008 e il 2011. Aumenta invece in modo più evidente la quota di quelli che non ricevono mai denaro: dal 30,2% del 1998 al 37,4% del 2011.

Nelle conclusioni, gli estensori del rapporto annotano come permangano «le differenze territoriali e sociali», tanto che esistono «segmenti di bambini con minori opportunità di altri o addirittura esclusi: ad esempio, l’87,9% delle famiglie con minori del Nord-ovest possiede un pc e il 77,3% possiede una connessione a banda larga; nelle Isole le quote scendono rispettivamente al 77,5% e al 58%». Ma, aggiungono, conforta scoprire come, anche in presenza di forti disuguaglianze, la riduzione del gap sia stata «maggiore negli ultimi anni, soprattutto nel rapporto con le nuove tecnologie, segno che i nuovi comportamenti cominciano a rompere, almeno parzialmente, anche le barriere sociali e territoriali».

L'indagine è stata condotta mediante interviste faccia a faccia nel mese di marzo 2011. Il campione ha incluso 20 mila famiglie per un totale di circa 48 mila individui. Le famiglie con minori intervistate sono state 5.066, per un totale di 7.880 bambini e ragazzi di 0-17 anni. (mf)

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