Istat, dopo separazione madri single in difficoltà

09/01/2012

Sono soprattutto le donne a ritrovarsi come genitore single dopo una separazione o un divorzio, spesso in condizioni economiche difficoltose e con figli minori a carico: sono alcuni degli elementi del Focus statistico Condizioni di vita delle persone separate, divorziate e coniugate dopo un divorzio pubblicato nelle scorse settimane dall'Istat.

I dati, riferiti al 2009, dicono che le persone che che hanno sperimentato la rottura di un matrimonio (separati legalmente o di fatto, divorziati, coniugati dopo un divorzio) sono 3 milioni 115 mila, il 6,1% della popolazione di 15 anni e più: hanno un livello di istruzione più alto della popolazione, una più diffusa presenza nel centro Nord e nelle grandi aree metropolitane.

In seguito all'interruzione dell'unione coniugale, le donne ricoprono più spesso il ruolo di genitore solo (35,8% contro il 7,3% degli uomini, ma la percentuale sale al 45,5% per le persone che hanno rotto un'unione da meno di 5 anni), mentre gli uomini prevalentemente vivono da soli (43%, contro 25,4%) o formano una nuova unione (32%, contro 23,3%). Anche dopo dieci anni, le madri sole rimangono in percentuale elevata (29,1%) ma aumenta anche quella di donne single (32,2%) e in famiglia ricostituita (26,2%).

I procedimenti legali di separazione iniziati e formalizzati davanti al giudice sono il 59,3% e la presenza di figli minori è un elemento catalizzatore per l'avvio dell'iter (il 75% delle persone con un figlio l'ha fatto contro il 63% di chi non aveva figli).

La quota di separate, divorziate o riconiugate in famiglie a rischio di povertà è più alta (24%) rispetto a quella degli uomini nella stessa condizione (15,3%) e a quella delle donne in totale (19,2%). Le percentuali più elevate di donne a rischio di povertà si trovano tra le single (28,7%) e tra le madri sole (24,9%). Dopo la separazione, a veder peggiorare la propria condizione economica sono soprattutto le donne (il 50,9% contro il 40,1%), chi al momento dello scioglimento non aveva un'occupazione a tempo pieno (54,7%) e chi aveva figli (52,9%).

Il 19% di chi ha vissuto la rottura di un matrimonio ha ricevuto aiuti in denaro o in natura nei due anni successivi alla separazione. Si tratta, in gran parte, di donne e di persone che vivono al Sud.

L'abitazione più frequentemente resta alla donna (40,8%), soprattutto se ha figli (45,3%) e risiede al nord (43,1%) o l'immobile era di sua proprietà o di proprietà congiunta col partner (86,5% contro il 54,7%). Chi ha cambiato abitazione (41,3%) è tornato per lo più a casa dei genitori (il 32,5% degli uomini e il 39,3% delle donne), oppure ha preso un'altra abitazione in affitto (il 36,8% e il 30,5%).

La maggior parte (56,7%) delle persone che hanno interrotto un rapporto coniugale aveva almeno un figlio (o con gravidanza in corso) al momento della separazione. Dopo la separazione, i figli sono rimasti a vivere per lo più con la madre: per le persone separate di fatto, è avvenuto nel 54,5% dei casi), mentre tra le persone separate legalmente o divorziate l'affidamento alla madre è stato stabilito nel 57,7% dei casi. In casi di affidamento condiviso o alternato (32,9%), il 61,5% delle donne dichiara che nei due anni successivi alla separazione, i figli dormivano sempre nella propria casa. Inoltre, sempre nell'arco dei due anni, il 52,8% delle madri ha riferito che i figli non avevano dormito a casa del padre. Tra queste, il 20,8% dice che i figli hanno trascorso tempo col padre solo una volta alla settimana, il 41,2% con minore frequenta e il 38% (155mila persone) non lo ha mai frequentato o ha perso contatti.

Dopo la separazione i figli non vedono o vedono meno i genitori o i parenti del padre e della madre (rispettivamente, nel 18,6% e nel 8,7% dei casi) oppure alcuni degli amici che era abituato a frequentare (9,5%). Solo il 10,8 dei genitori dichiara che figli hanno ricevuto sostegno di psicologi o assistenti sociali dopo la separazione. Il 10,6% avrebbe voluto farvi ricorso ma non sapeva a chi rivolgersi oppure (nel 7,6% dei casi) non se lo poteva permettere economicamente.

Il focus dell'Istat mette infine in luce come la qualità della vita di figli e genitori separati peggiori. Prima di tutto, il rendimento scolastico. Il 64,1% dei genitori che hanno vissuto una separazione, aveva un figlio che frequentava scuola o corso universitario: nel 33,6% dei casi, la scuola elementare, il 16,8% alla scuola media inferiore e il 16,9% alla scuola media superiore, il 6% all'università. Nel 20,7% il rendimento scolastico è peggiorato, in alcuni casi (6%) a livello tale da sfociare in una bocciatura o nel rinvio di un esame universitario.

I cambiamenti economici conseguenti alla separazione portano con sé vari cambiamenti soprattutto negli ambiti delle cure mediche, delle vacanze e delle attività per il tempo libero. Il 5% dei genitori infatti, nei due anni successivi alla separazione, non può sostenere spese mediche per i figli con la frequenza necessaria, il 14,7% non può pagare corsi extrascolastici, il 16,1% non può permettersi palestre o centri sportivi, il 24,1% rinuncia alla vacanza nei luoghi o per la durata a cui erano abituati.

Inoltre, il 9,3% dichiara anche che i figli hanno dovuto rinunciare alla pizza o all'uscita con gli amici, il 13,1% a cinema, teatro o stadio, il 17,4% a poter spendere piccole cifre per esigenze personali. (mf)

 

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