Intervista al garante nazionale per l'infanzia

06/06/2012 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Sono tanti i temi di cui è chiamato ad occuparsi Vincenzo Spadafora, garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. La sua figura, istituita con la legge 12 luglio 2011 n. 112, ha un ruolo centrale per la promozione e la tutela dei diritti dei minori, che prevede, fra l'altro, funzioni di collaborazione, garanzia e competenze consultive. A distanza di quattro mesi di attività, il garante illustra le principali linee di azione del suo intervento e le prospettive future, in relazione ad argomenti di grande attualità, come la questione della cittadinanza per i giovani stranieri nati in Italia, la povertà minorile e il problema delle detenute madri e dei loro bambini.

Esperto in materia di pubblica amministrazione, valutazione di progetti e coordinamento delle attività istituzionali, Spadafora ha ricoperto incarichi presso la Vicepresidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero per i beni e le attività culturali. Dal 2008 fino alla nomina a garante è stato presidente del Comitato italiano per l'Unicef e nel 2011 ha ideato e promosso Younicef, il movimento dei giovani dell'Unicef che mira a sensibilizzare le nuove generazioni all'impegno nel volontariato a sostegno dell'infanzia e dell'adolescenza. Ispiratore di numerose campagne di raccolta fondi e di eventi internazionali, Spadafora ha inoltre contribuito all'approvazione del Piano nazionale per l'infanzia e alla costruzione della rete dei garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza.

Su quali temi sta concentrando la sua azione in questo primo periodo di attività e in quali ambiti intende focalizzare il suo intervento nei prossimi mesi?

Sono molti i temi che raccontano la situazione delle persone di minore età nel nostro Paese. E il compito dell'Autorità Garante sarà quello di occuparsi di tutto il possibile. Certo, da una prima analisi appare chiaro che soprattutto l'attuale situazione della giustizia minorile, il livello di povertà delle famiglie italiane, l'accesso all'istruzione e, non da ultimo, la questione della cittadinanza tanto cara anche al Capo dello Stato, ci raccontano un'Italia in affanno rispetto ad altri paesi per ciò che riguarda i diritti dei più piccoli. Ecco, potremmo partire da questi quattro importanti punti.

La cittadinanza è un argomento molto dibattuto nel nostro Paese. Da più parti si invocano modifiche all'attuale normativa sull'acquisizione del diritto di cittadinanza per i giovani stranieri nati in Italia. Come si muoverà su questo fronte?

Il ruolo che ricopro mi dà la possibilità di osservare e verificare concretamente le azioni del Governo, di Regioni e Comuni: posso dunque segnalare agli organi competenti qualsiasi questione non risponda alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia. D'altro canto non posso non condividere ciò che ha espresso, in merito alla questione della cittadinanza, il Presidente Napolitano e cioè che i bambini figli di emigrati, nati in Italia, devono avere gli stessi diritti che hanno i bambini nati da famiglie italiane.

I dati diffusi in occasione di un recente convegno organizzato dall'Unicef evidenziano le gravi ricadute della crisi economica sul futuro dei bambini: chi oggi nasce in una famiglia povera da adulto ha altissime possibilità di rimanere povero. Quali sono gli strumenti più efficaci per invertire il fenomeno?

Quello della povertà è un fenomeno che investe purtroppo sempre più famiglie, soprattutto nel Sud del nostro Paese, anche se oggi lo ritroviamo anche nelle periferie del Nord. Il pericolo maggiore è che si creino situazioni di disuguaglianza, date dalle diverse possibilità di accesso ai servizi. Il nostro primo strumento sarà quello del monitoraggio più attento e puntuale possibile di questo fenomeno, al fine di creare successivamente una relazione tra le varie istituzioni competenti, per permettere loro di attuare delle soluzioni immediate. Suona terribile che in Italia, oggi, vivano quasi due milioni di bambini all'interno di famiglie povere.

La situazione dei minori migranti impone una riflessione sulla nascita di nuove fragilità, che spesso si sommano a quelle già esistenti, soprattutto in determinate zone del nostro territorio. Come si può intervenire?

Va combattuta la discriminazione, a tutti i livelli. E il terreno più immediato dove si può affrontare questo problema è sicuramente quello delle scuole. Fin da piccoli i bambini devono poter vedere il prossimo non come un qualcosa di diverso da loro. Ma vivere lo stare insieme come un'opportunità di arricchimento. Un'integrazione avviata fin da subito, da bambini, potrà consegnarci in futuro generazioni di italiani più omogenee e scevre da pregiudizi e stereotipi che spesso sono tipici degli adulti.

Paola Severino, ministro della giustizia, ha di recente richiamato l'attenzione sul problema delle detenute madri e dei loro bambini. Quali linee di azione intende adottare su questo fronte?

Concordo assolutamente con l'attenzione posta dal Ministro su questo tema, che è soltanto uno di quelli che accomuna il nostro lavoro e su cui vorremmo avere l'opportunità di approfondire e collaborare per una più veloce risoluzione. Oggi in Italia ci sono ancora madri detenute con figli piccoli, anche se la legge non lo prevede. Questo perché mancano le strutture idonee per applicare la legge. Punteremo quindi a far sì che nascano più Icam, i centri esterni al carcere, più consoni a ospitare bambini.

L'ascolto è uno dei diritti fondamentali dei minori sanciti dalla Convenzione Onu su diritti del fanciullo. Su quali azioni occorre puntare per garantire una piena attuazione del diritto dei bambini e degli adolescenti ad essere ascoltati?

L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza è concretamente disponibile all'ascolto di minorenni, o di genitori che si trovassero in situazioni difficili. Bisogna assicurarsi che chi opera nell'ambito della giustizia minorile faccia lo stesso, non pensando di risolvere i problemi basandosi sulla propria concezione di cosa sia meglio per un minore, ma dando importanza prima di tutto a cosa il minore pensa sia giusto per se stesso.

(Barbara Guastella)

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