Istruzione e formazione contro l’esclusione sociale: è il nocciolo della proposta che il Comitato economico e sociale europeo (Cese) presenterà alla Commissione europea durante la tre giorni della conferenza biennale di Firenze iniziata oggi. «Per uscire dalla crisi non bastano le politiche del rigore, bisogna investire sul futuro».
«Oggi sembra un tema “fuori moda", ma l’inclusione fa parte dell’identità europea – dice in apertura di lavori il presidente del Cese Mario Sepi – E in questa occasione vogliamo mettere in pratica la democrazia partecipativa auspicata dal trattato di Lisbona e finora rimasta solo sulla carta». Infatti, nella giornata del 21 maggio, si terranno gli «Stati generali dell’inclusione sociale» (secondo la definizione di Sepi): nel corso di tre seminari sui temi "L'educazione come strumento per vivere nella società", "L'educazione come strumento per accedere al mercato del lavoro" e "L'educazione come strumento per esercitare i propri diritti" le Ong che lavorano contro l’esclusione in tutta Europa porteranno proposte e testimonianze.
Sepi auspica che le idee esposte durante la tre giorni fiorentina entrino a far parte di un libro verde della Commissione europea (il presidente Josè Manuel Barroso interverrà durante le conclusioni di sabato) per poi diventare una risoluzione del Parlamento europeo. «Qui c’è un’istituzione europea come il Cese che lancia un messaggio forte con proposte forti alle altre istituzioni - rilancia il vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella - Il reddito minimo di cittadinanza per i giovani, un programma di investimenti pubblici sulle infrastrutture materiali e immateriali, anche un programma Erasmus che si allarghi a tutti i giovani dai 16 ai 35 anni: noi le sosterremo». «In questo momento di crisi, il rigore e l’austerità non bastano se disgiunti da una politica europea della crescita», dice ancora Pittella.
Durante la sessione di apertura dei lavori, porta la sua testimonianza anche Anna Diamantopoulos, ministro dell’istruzione del governo greco. «Le mie competenze, educazione e politiche sociali, sono il cuore dei problemi del mio paese – dice – Ma a mio avviso sono temi che vanno affrontati a livello europeo: come sta dimostrando la crisi della Grecia, se non investi nelle politiche sociali, poi arriveranno anche i problemi economici». Per queste ragioni, Diamantopoulos – che ha anche illustrato alcune riforme in campo educativo portate avanti dal governo ellenico - sostiene che «un accesso paritario all’educazione è la politica chiave per combattere l’esclusione sociale». «Abbiamo bisogno di politiche per l’educazione a tutti i livelli – continua la Ministra greca – Abbiamo bisogno di investimenti “orizzontali”, per tutti i livelli di educazione, e di un’istruzione di alta qualità accessibile soprattutto alle persone discriminate». Ma soprattutto, «è necessario lavorare sulla dispersione scolastica, che non dipende solo dalla povertà».
La biennale L’educazione per combattere l’esclusione sociale si concluderà sabato 22 maggio. (mf)