Nei prossimi dieci anni, secondo UNICEF, 175 milioni di bambini che vivono in paesi poveri saranno investiti da carestie, uragani, inondazioni e dalle conseguenze di questi eventi come epidemie e mancanza di cibo e acqua potabile. Sono le donne e i bambini – il 65% della popolazione - le fasce maggiormente colpite dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Questi dati li rivela l'Humanitarian Action Report 2009 (Rapporto sull’intervento umanitario), presentato alla fine di gennaio dall'agenzia ONU che si occupa di infanzia.
La ricerca aggiunge che gli interventi ai quali ha risposto l'Unicef tra il 2005 e il 2007 hanno raggiunto una media annua mai avuta in precedenza: 276 emergenze in 92 paesi. Di queste, quasi il 20% sono legate alla salute, il 30% sono emergenze dovute a conflitti e oltre il 50% sono causate da calamità naturali eccezionali.
La causa maggiore di queste emergenze umanitarie oltre che i cambiamenti climatici estremi sono l'aumento dei prezzi del cibo e delle materie prime che hanno inasprito la situazione delle popolazioni estremamente povere dei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle aree dell'Africa orientale e sub sahariana ma anche nelle zone del Sud-est asiatico.
Con l'aumento delle emergenze si verifica un ampliamento delle spese per gestirle. Per il 2009, l'agenzia ONU, per aiutare donne e bambini di 36 paesi, chiede ai paesi donatori oltre 1 miliardo di dollari, cifra superiore del 17% rispetto ai fondi stanziati nel 2008.
Sono cinque i paesi colpiti dalle situazioni di emergenza più gravi: Sudan, Repubblica democratica del Congo, Zimbabwe, Uganda, Somalia. Il 38% dei fondi vanno alle necessità alimentari e sanitarie mentre il 22% sono per l'approvvigionamento di acqua potabile e per i servizi sanitari. (sp)
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