Giustizia, aumentano i minori italiani nei guai

23/01/2012

Cresce il numero di ragazzi italiani che incappano nella giustizia minorile. L'età prevalente è tra i 16 e i 17 anni e i reati più frequenti sono furto e rapina. Lo dice la Relazione 2011 sull'amministrazione della giustizia, presentata la scorsa settimana al Parlamento dal ministero della Giustizia.

Nel periodo preso in esame dal documento ministeriale, e cioè tra il 1 dicembre 2010 e il 30 novembre 2011, il Dipartimento per la giustizia minorile ha registrato: 2.293 ingressi nei Centri di prima accoglienza a seguito di arresto, fermo o accompagnamento; 1.224 ingressi negli Istituti penali per minorenni, con una presenza media giornaliera di 482 minori; 1.831 collocamenti nelle comunità, con una presenza media giornaliera di 915 minori; 13.500 minori non presenti in strutture residenziali (CPA - IPM – Comunità), seguiti comunque dagli Uffici di servizio sociale.

La casistica – annotano gli estensori della Relazione – include «i diversi aspetti del disagio minorile: tossicodipendenza, manovalanza minorile ad uso della criminalità organizzata, minorenni stranieri privi di riferimenti familiari per i quali è difficile costruire percorsi di reinserimento, disturbi psicopatologici che richiedono interventi specialistici in stretta connessione con la competenza clinica, minori abusanti».

I numeri confermano l'aumento generale dei ragazzi italiani nei servizi residenziali, nei centri di prima accoglienza e negli istituti penali, già evidenziato negli anni scorsi. Tra gli stranieri, prevalgono i minori originari dell'est europeo (soprattutto dalla Romania) e dal nord Africa (in prevalenza Marocco).

Sono maschi per la quasi totalità (93%) e hanno un'età compresa tra i 16 e i 17 anni, ma nelle comunità e negli istituti penali è presente un congruo numero di maggiorenni (40 e 51%, rispettivamente). Per il 60% i reati più frequenti sono quelli contro il patrimonio, perciò furto e rapina, per il 18% si tratta di reati contro la persona (soprattutto lesioni personali volontarie) e per il 10% di possesso o spaccio di sostanze stupefacenti.

I centi di prima accoglienza col maggior numero di ingressi sono quelli di Roma, Napoli e Milano, seguiti da Catania, Firenze e Torino. Invece, i Centri per la giustizia minorile che attuano il maggior numero di collocamenti in comunità sono quelli di Palermo, Napoli, Milano e Bari: l'80% di questi vengono effettuati in comunità private, essendo largamente insufficienti i posti nelle comunità pubbliche (solo 65).

Per quello che riguarda gli Uffici di servizio sociale per minorenni, si legge nel documento, «l’attività istituzionale è stata orientata ad implementare ulteriormente la ricerca di forme di collaborazione con gli Enti e le Amministrazioni a livello locale, il volontariato, il Terzo Settore, il mondo dell’associazionismo e quello dell’imprenditoria, per ottimizzare, coordinare e razionalizzare tutti gli interventi dell’area penale minorile». Positivo inoltre l'andamento della messa in prova: nel 2010 sono stati messi alla prova 2.753 ragazzi, di cui il 49% rappresentato da giovani adulti. Nell’80 dei casi la messa alla prova ha avuto esito positivo.

Il capitolo dedicato alla giustizia minorile dà poi conto delle attività di coordinamento, indirizzo, consulenza e partecipazione, delle attività con soggetti esterni, degli studi e delle ricerche e di tutte le altre iniziative e azioni intraprese dal Dipartimento per la giustizia minorile nell'anno appena trascorso. (mf)

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