Genitori stressati, pieni di aspettative nei confronti di bambini super impegnati. Un comportamento diffuso, che sembra oggi cedere il posto alla tendenza contraria, quella dei “genitori slow”: così li descrive Carl Honoré, autore di Under Pressure: Rescuing Our Children from the Culture of Hyper-Parenting.
Il libro, uscito a maggio tradotto da Rizzoli in Genitori Slow, è un invito a padri e madri a sdrammatizzare e ridimensionare le proprie aspettative, evitando di opprimere i figli con agende colme di impegni. Il messaggio di Honoré, dunque, è quello di cercare un equilibrio più sano fra ciò che è troppo e ciò che è troppo poco per i propri ragazzi.
Ma come si diventa “genitori slow”? Cominciando a pensare e agire più lentamente, senza farsi sopraffare dalla smania di perfezionismo. Un'ansia da prestazione che tante madri e tanti padri proiettano sui propri figli, finendo col diventare manager di “super-bambini”, oppressi da mille attività che spesso li disorientano.
Nel suo libro Honoré non impartisce ordini né giudica gli altri, ma parte dalla propria esperienza di papà stressato che una sera, dopo aver letto a tutta velocità ai suoi figli la “minifiaba da un minuto” si è chiesto: «e se per cambiare gliene leggessi una tutta intera?». Il messaggio di Honoré – in linea con una tendenza al recupero della lentezza che spazia dal cibo al lavoro alla sessualità – è un monito a riscoprire il valore del tempo, chiedendo meno a se stessi per ottenere di più e diventare genitori sereni.
L'invito a una maggiore naturalezza nell'educazione dei figli arriva anche da testate, blog e siti, che danno voce a madri e padri contenti di non essere perfetti. Recentemente i “genitori slow” si sono organizzati, costituendo un movimento: lo Slow Parents.
Giornalista canadese collaboratore di The Economist e altri quotidiani statunitensi e britannici, Honoré è autore di un altro libro sulla frenesia della società moderna: … E vinse la tartaruga. Elogio della lentezza: rallentare per vivere meglio. (bg)