Figli al "guinzaglio elettronico"

06/11/2009

Ormai il telefono cellulare è una presenza costante nella vita quotidiana delle famiglie, tanto da assumere un ruolo nel rapporto fra genitori e figli. Guinzaglio elettronico, il libro di Daniela Brancati, Anna Maria Ajello e Pier Cesare Rivoltella, si sofferma su questo tema, riportando i risultati di due ricerche.

Il telefono cellulare è definito dagli autori il nuovo “cordone ombelicale”, un “guinzaglio elettronico”, appunto, che crea negli adulti l'illusione di controllare e proteggere i loro figli, anche se non permette di sapere dove realmente siano e cosa stiano davvero facendo. Uno strumento per tranquillizzare i genitori che temono pericoli e insidie quando i loro ragazzi si allontanano da casa, definito dalla Brancati nel saggio introduttivo che precede le due ricerche «una presenza sociale, un tramite fra noi e i nostri figli, fra i nostri figli e i loro amici. Un ansiolitico per gli adulti, un mezzo per conquistare brani di libertà per i giovani».

Il quadro tracciato dagli autori sul cosiddetto “telemothering” o “teleparentage”, ovvero il ruolo assunto dal cellulare nel rapporto fra genitori e figli, invita a riflettere sugli effetti di un fenomeno che tocca la gran parte delle famiglie italiane. Se da un lato il comportamento dei genitori è comprensibile, dall'altro occorre avere consapevolezza delle sue conseguenze: «dobbiamo sapere che per rassicurare noi stessi mettiamo a rischio l'autonomia dei bambini e ragazzi. Il cordone ombelicale, non per caso, si taglia quando il bimbo vede la luce. Averlo ancora intatto e funzionante oltre quel momento è segno che qualcosa non va», scrive Brancati nel saggio introduttivo. 

Ma quanto è diffuso il “guinzaglio elettronico” fra bambini e preadolescenti e come viene usato? Qual è il punto di vista dei ragazzi sull'utilità del cellulare nella vita quotidiana? Come e per quali motivazioni ne vengono in possesso? Sono questi alcuni degli interrogativi su cui si concentrano le due ricerche riportate nel libro edito da Donzelli.

Le ricerche, commissionate dall'Osservatorio I Pinco Pallino su minori e media, sono state condotte su un campione di ragazzi delle scuole primarie e secondarie, inferiori e superiori, da due équipe dell'Università La Sapienza di Roma e del Cremit (Centro di ricerca sull'educazione ai media, all'informazione e alla tecnologia) dell'Università Cattolica di Milano. I gruppi di studio sono stati coordinati rispettivamente da Ajello, docente di psicologia dell'educazione e da Rivoltella, docente di tecnologia dell'educazione. (bg)