Figli affidati al Comune se i genitori litigano troppo

05/06/2008

La Cassazione conferma la decisione del Tribunale
Occhiogrosso: una sentenza funzionale ad essere buoni genitori

“I figli non possono essere usati come strumenti di rivendicazione”, così si pronuncia la Cassazione e conferma che, se accade, possono essere affidati ai Servizi sociali. Una sentenza storica che porta sotto i riflettori un problema antico come il mondo dando ai figli vittime di litigi, rappresaglie, vendette e prepotenze nello scontro tra coniugi, una maggiore protezione.

La Suprema corte ha confermato la sentenza del 2003 della Corte d'Appello che aveva affidato al Comune di Castiglione Chiavese, in Liguria, i figli minorenni di una coppia separata due anni prima. I due ragazzi, fratello e sorella che oggi hanno 21 e 19 anni vennero affidati al Servizi sociali del loro Comune di residenza perché, secondo il perito del tribunale, i genitori avevano “la tendenza a usare i figli come strumento di offesa e rivendicazione...essendo incapaci a comprendere le reali esigenze dei ragazzi”.

“La decisione della Cassazione è una sentenza funzionale ad essere buoni genitori - spiega Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Centro nazionale e del Tribunale per i minorenni di Bari – e non è una novità. I tribunali ordinari stanno agendo in questo modo da parecchio tempo. Aver affidato i minori ai Servizi sociali – dice - per i ragazzi è stato un sostegno e un supporto quanto mai opportuno che non ignora, anzi utilizza, la funzione di accompagnamento della struttura pubblica”.

“E' un'indicazione assolutamente positiva. Con questo tipo di affidamento il bambino non viene allontanato dalla famiglia. La funzione – continua - è di accompagnamento e sostegno, quindi il minore rimane con il genitore. Altra cosa è quando l'affidamento prevede l'allontanamento del bambino. Quando ciò succede il discorso va approfondito caso per caso”.

Con i due ragazzi di Castiglione Chiavese - affidati ognuno a un coniuge - il Comune ha infatti esercitato una sorta di supervisione visto che i genitori litigavano su tutto e ognuno di loro sobillava il figlio che aveva in affido contro l'altro genitore.

Questa decisione è stata necessaria perché i ragazzi, secondo il perito del tribunale “mostravano segni di sofferenza determinata dall'incapacità dei genitori di avviare il pur minimo dialogo tra di loro utilizzando i figli quale strumento di offesa e rivendicazione”. (sp)