FGA, la scuola media è da rifondare

13/12/2011

Rilanciare la scuola media per sottrarla al suo ruolo di “buco nero” nel percorso di apprendimento dei ragazzi italiani: è la proposta della Fondazione Giovanni Agnelli, contenuta nel Rapporto sulla scuola 2011 diffuso nelle librerie in questi giorni.

La Fondazione costruisce il suo approccio al problema mettendo in fila una serie di dati che dimostrano come le scuole medie siano «l'anello debole» nella catena dell'istruzione. Per esempio, l'Italia è il paese con il calo degli apprendimenti più netto tra elementari e medie. Basta vedere i punteggi della prova Timms, il test che – in cicli quadriennali – misura le performance degli studenti di 60 paesi in matematica e scienze. Nell'arco dei quattro anni, cioè dalla quarta elementare alla terza media (secondo i dati 2003-2007), gli studenti italiani sono quelli che perdono più punti per strada: -23 in matematica (contro i +34 di Taipei e i + 22 della Slovenia) e -21 nelle scienze (+48 Slovenia, + 21 Norvegia). Per capire da dove nasca questo gap che poi rende gli studenti italiani particolarmente deficitari nelle materie scientifiche per il resta della loro carriera scolastica, il Rapporto esamina i tre attori in gioco: preadolescenti, insegnanti, scuola.

Il primo aspetto riguarda i ragazzi italiani: sono più difficili dei coetanei europei? Di sicuro, rispetto ai preadolescenti dei principali paesi occidentali, sono quelli che perdono presto il gusto per la scuola. Tra gli undicenni, solo il 17% dei ragazzi e il 26 % delle ragazze risponde “mi piace molto” , tra i tredicenni solo il 7% dei maschi e l'11% delle ragazze: percentuali molto basse rispetto al 55% degli undicenni tedeschi o al 33 % delle tredicenni inglesi.  E Per contro, gli insegnanti sono al minimo storico dal 1970: erano 182mila quarant'anni fa, sono 178 mila nel 2010 (col picco di 283mila nel 1986). Inoltre sono i più anziani: l'età media è 52,1 anni contro i 49,3 anni delle elementari, cambiano più frequentemente (il 35% cambia scuola ogni anno), godono della fama peggiore tra i colleghi degli altri gradi e sono quelli meno soddisfatti della propria formazione iniziale.

Per quanto riguarda quella che alla Fondazione Agnelli chiamano “missione”: all'atto della sua creazione, nel 1962, la scuola media avrebbe dovuto far crescere scolarità, orientare le scelte scolastiche successive e garantire l'eguaglianza delle opportunità scolastiche. Quest'ultimo aspetto è quello che però è rimasto deficitario: alle medie l’origine socio-culturale degli studenti , che invece le scuole elementari riescono a contenere con successo. Uno studente figlio di genitori con licenza media rischia quattro volte di più di perdere terreno rispetto al compagno figlio di genitori laureati, lo studente straniero nato all’estero e scolarizzato in Italia addirittura venti volte rispetto a un italiano: tutto questo pesa sull'abbandono scolastico, ancora molto diffuso soprattutto nelle regioni del Meridione.

Per affrontare questo stato di cose, la Fondazione avanza cinque proposte che partono da una nuova figura di insegnante, focalizzata sull'apprendimento della secondaria di primo grado e più formato dal punto di vista disciplinare e psicopedagogico: la personalizzazione dei percorsi (la scuola del pomeriggio e maggiore diversità di approcci in aula), la progettazione comune, l'apprendimento cooperativo («favorisce la motivazione degli studenti e sfrutta l' “effetto dei pari”), il modello dell'istituto comprensivo (il passaggio dalle elementari alle medie è brusco, ma i dati Invalsi dimostrano che negli istituti comprensivi esista maggiore continuità), essenzializzazione delle materie (non più una scuola onnicomprensiva, ma poche materie più altre opzionali). Da lasciare immutato invece sarebbe l'ordinamento per cicli, poiché «manca l'evidenza decisiva che una riforma assicuri migliori risultati». (mf)