In due anni 41 mila nuovi posti nei nidi pubblici

10/06/2009

Indietro ma sulla buona strada per colmare rapidamente il gap nello sviluppo dei servizi per la prima infanzia. Rispetto alla media dei paesi Ocse, in Italia solo il 13-15% dei bambini nella fascia 0-3 anni trova posto nei nidi pubblici. Ma, grazie agli stanziamenti del piano straordinario nidi, «tra quest'anno e il prossimo puntiamo ad arrivare al 17-18% e ci avviciniamo al 33% fissato dal Processo di Lisbona», spiega Angelo Mari, direttore generale del Dipartimento per le politiche della famiglia, a margine della presentazione del Report Card Innocenti “Come cambia la cura dell'infanzia” redatto dal Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef. Lo stanziamento complessivo per il triennio 2007-2009 è imponente: 727 milioni di euro, di cui 446 a carico dello stato e 281 cofinanziati dalle Regioni. Mari spiega gli obiettivi: «In questi tre anni vogliamo avvicinare quanto più possibile la copertura media italiana a l'obiettivo ambizioso del 33% - dice - In Italia, a seconda delle stime, la copertura adesso si aggira in una forbice tra il 13 e il 15% e c'è molta differenziazione a livello territoriale: le regioni del Centro Nord sono molto più attrezzate». In base ai costi standard medi, continua, col Piano straordinario «si potranno aggiungere circa 41 mila nuovi posti». Non solo: «Il Piano rilancia una nuova collaborazione tra lo Stato, le Regioni e i Comuni». Infatti il varo di questo intervento così massiccio è passato, nel 2007 e nel 2008, per due intese siglate in sede di conferenza unificata Stato-Regioni, «concreta attuazione del principio del 2001 secondo il quale tutti i processi attraverso cui si finanzia un'attività che riguarda tutti i livelli di governo devono passare attraverso una conferenza unificata». All'avvicinarsi della scadenza del triennio di finanziamenti, il direttore generale delle politiche familiari sintetizza la situazione: «L'erogazione dei finanziamenti è legata ad alcuni adempimenti delle Regioni – afferma - ad oggi, lo stanziamento per il 2007 è stato completamente versato, mentre per il 2008 si è deciso di procedere in base a report regionali sull'attività svolta coi finanziamenti nell'anno precedente». La procedura è a buon punto: «Oltre la metà delle Regioni ha avuto i soldi del 2008 e si sta attendendo che vengano trasmesse le relazioni delle altre per completare la tranche di finanziamenti». La novità per il 2009 riguarda l'avvio di un monitoraggio organico su scala nazionale che «tocca tre filoni: uno gestionale-amministrativo, cioè cosa succede con la gestione dei finanziamenti, uno quantitativo, cioè la quantificazione di quanto realizzato, e infine uno qualitativo, cioè quali sono stati gli effetti di questo piano sulla qualità dei servizi», sintetizza Mari. La quota di finanziamenti per l'anno in corso «verrà erogata in base a quanto le Regioni ci hanno comunicato attraverso il monitoraggio». Quest'attività di mappatura è stata avviata grazie a una collaborazione col Centro nazionale e coll'Istituto degli Innocenti di Firenze, che hanno «preparato una specifica scheda da sottoporre alle Regioni, grazie alla quale potremo avere un primo quadro della situazione al 31 dicembre 2008». La raccolta dei dati è «quasi completata, mancano tre o quattro regioni» e proseguirà «a cadenza semestrale perché, anche se i finanziamenti coprono il triennio 2007-2009, gli effetti del piano si rifletteranno ancora nei prossimi anni». Inoltre, così sottolinea Aldo Fortunati, direttore dell'Area documentazione e ricerca dell'Istituto degli Innocenti, «questi dati che verranno pubblicati all'inizio del 2010 permetteranno di aggiornare gli ultimi disponibili sulla spesa sociale dei comuni: una rilevazione Istat del 2004, che non si occupava però di fotografare l'offerta privata». Il monitoraggio consentirà invece di avere un quadro completo della situazione, di ottenere una conoscenza organica delle varie legislazioni regionali e, puntualizza Mari, di «intervenire in itinere per capire quali sono state le differenze e gli incrementi col dato di partenza del 2004». Uno dei problemi principali da risolvere è lo squilibrio nell'offerta dei servizi tra Nord e Sud del paese: per colmare questo divario il Dipartimento delle politiche per la famiglia e il ministero del Welfare hanno stipulato una convenzione con l'Istituto degli Innocenti perché fornisca assistenza tecnica alle otto regioni meridionali, accompagnandole nel conseguimento delle premialità previste dai fondi strutturali europei per gli anni 2007-2013. «La convenzione è già attiva – dice Angelo Mari – è stata stipulata alla fine del 2008: si sono già tenuti diversi incontri con le Regioni, anche in loco, sono state definite le varie esigenze e le azioni grazie alle quali ottenere le premialità». Fortunati, comunque, mette in evidenza come i servizi per la prima infanzia stiano cambiando prospettiva e diventando “servizi fondamentali” e non più a domanda individuale. Questo mutamento implica un impegno costante dello Stato e degli enti locali e rafforza la natura dei nidi come strumenti di supporto alla crescita dei bambini e alla funzione educativa delle famiglie, con un forte potere di inclusione sociale. «É bene che i bambini stiano coi bambini e che la famiglia non sia isolata nello sviluppo delle responsabilità educative – dice -. da molti decenni il nostro modello familiare si orienta verso il figlio unico e questo rende quasi deprivante per il bambino l'esclusiva esperienza domestica». Mari non vede grandi debolezze nell'attuazione del piano straordinario: «Il meccanismo funziona grazie alla collaborazione tra i vari soggetti – spiega - Forse questi passaggi di tipo formale come le conferenze unificate hanno tempi propri ma sono necessari al funzionamento del sistema istituzionale». Manca ancora qualcosa a livello di programmazione però: «Dall'esperienza emerge che la programmazione viene svolta a cascata, in maniera conseguente rispetto alle stanziamento delle risorse, quando invece essa dovrebbe servire a monte per utilizzare le risorse disponibili».