I minori e gli adulti che soffrono di disturbi specifici dell'apprendimento incontrano difficoltà, a scuola e nel mondo del lavoro, che non sempre vengono riconosciute. In assenza di una legge nazionale, come tutelare i diritti di queste persone? Proprio al tema dei diritti è dedicato il dodicesimo congresso nazionale dell'Associazione italiana dislessia DSA: opportunità e diritti negati.
Il congresso, che si svolgerà il 23 maggio a Taranto, invita a riflettere su un fenomeno spesso confuso con la pigrizia o la scarsa intelligenza. Ma cosa si intende esattamente per “disturbi specifici dell'apprendimento”?
Chi ne soffre ha difficoltà legate all'apprendimento della lettura (dislessia evolutiva e disturbo specifico di comprensione), della scrittura (disgrafia evolutiva e disortografia) e dell'aritmetica (discalculia evolutiva e difficoltà di risoluzione dei problemi).
In altri termini i disturbi specifici dell'apprendimento comportano, nelle varie forme in cui si manifestano, difficoltà a leggere fluentemente, a scrivere in maniera corretta, ad attribuire un significato a numeri o simboli e a effettuare operazioni matematiche. Secondo la letteratura scientifica più autorevole si tratta di disordini intrinseci all'individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale, che possono essere presenti lungo l'intero arco della vita.
Gli studenti dislessici, disgrafici e discalculici non sono meno intelligenti degli altri. Questi ragazzi, al contrario, sono in grado di apprendere le stesse materie di studio dei loro compagni, purché aiutati da strumenti compensativi, come il computer e la calcolatrice, e da strumenti dispensativi, fra cui, ad esempio, tempi più lunghi nell'esecuzione dei compiti scritti.
Ad oggi, tuttavia, manca una legge nazionale che riconosca ampia tutela ai loro diritti. Nonostante siano stati fatti passi avanti in questa direzione - ne sono esempio alcuni progetti e disegni di legge presentati alla Camera e al Senato, oltre alle circolari approvate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che prevedono, fra l'altro, il ricorso a strumenti compensativi e dispensativi - gli studenti con disturbi specifici dell'apprendimento vengono spesso scambiati per alunni pigri, poco attenti o meno intelligenti. Così i ragazzi perdono autostima, con il rischio di abbandonare la scuola e incontrare difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro.
In attesa dell'approvazione della legge nazionale, attualmente all'esame del Senato, quali sono i percorsi più idonei per tutelare i diritti di minori e adulti che soffrono di disturbi specifici dell'apprendimento? I relatori del congresso - magistrati, avvocati, sociologi, neuropsichiatri e altri esperti – interverranno sul tema, analizzando, fra l'altro, la tutela in ambito scolastico, le difficoltà nella società e nel mondo del lavoro, il rapporto fra DSA, disabilità e integrazione scolastica.
«I disturbi specifici dell'apprendimento – commenta Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza, fra i relatori del congresso – rappresentano, a differenza della disabilità, un fenomeno poco conosciuto, che merita adeguato riconoscimento sotto il profilo della tutela dei diritti. Proprio per questo il Centro nazionale promuove l'inserimento dei DSA all'interno del Piano nazionale di azione di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, che l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza sta elaborando con il supporto del Centro. L'obiettivo è quello di rafforzare l'esigenza di una legge nazionale che tenga conto dei progetti e dei disegni di legge già esistenti». (bg)
Allegato | Dimensione |
---|---|
![]() | 787.16 KB |