Venerdì scorso, all'Istituto degli Innocenti di Firenze, il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, alcuni garanti regionali, giuristi ed esperti del settore si sono confrontati sui compiti e le principali caratteristiche delle istituzioni indipendenti preposte alla tutela dei diritti dei più piccoli, in occasione del convegno In difesa dei diritti dell'infanzia. Il ruolo dei garanti per l'infanzia in Italia: ambiti di intervento e prospettive di sviluppo. Fra i relatori dell'incontro, durante il quale è stato presentato un recente rapporto sulle istituzioni indipendenti per i diritti dell'infanzia nel mondo realizzato dal Centro di ricerca dell'Unicef, Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, che ha tenuto la lectio magistralis I diritti dell'infanzia tra Costituzione, norme internazionali e statuti regionali.
A Rossi abbiamo rivolto qualche domanda sul panorama legislativo nazionale che riguarda i garanti e, più in generale, i diritti di bambini e adolescenti.
La legge istitutiva del Garante nazionale per l'infanzia rappresenta un traguardo importante per il nostro Paese. Quali sono i nodi critici da superare per garantire la sua piena attuazione?
Nei confronti di queste forme organizzative nuove il problema è sempre quello di dotare i nuovi organi di competenze ma soprattutto di una struttura amministrativa, cioè di una forza organizzativa che le metta in grado di poter svolgere correttamente la loro azione. Altrimenti il rischio è di istituire delle figure che hanno delle ottime finalità ma che non sono poi in grado di funzionare concretamente. Questo è uno degli aspetti da tenere più in considerazione e da valorizzare.
L'accessibilità dei garanti da parte di bambini e adolescenti è un tema centrale nella discussione sulle istituzioni indipendenti per i diritti dell'infanzia, ampiamente trattato nel rapporto del Centro di ricerca dell'Unicef e affrontato da diversi relatori intervenuti al convegno: cosa pensa a riguardo?
C'è un problema di carattere generale, che è quello della rappresentanza e della partecipazione, in generale ma in particolare per quanto riguarda i soggetti del terzo settore, che sono portatori di interessi diffusi, cioè le varie associazioni e organizzazioni che si occupano di minori. Certamente è utile che i diretti interessati possano rivolgersi ai garanti però ancora più importante è il fatto che le organizzazioni che hanno come obiettivo la cura di determinati interessi e hanno gli strumenti conoscitivi per poter agire possano agire. Occorre che queste organizzazioni siano serie, legittimate e democratiche al loro interno.
L'autrice del rapporto del Centro di ricerca dell'Unicef ha ricordato, nel suo intervento al convegno, che l'Italia ha una struttura forte per la tutela dei diritti dell'infanzia, che vede la presenza di un Garante nazionale e di garanti regionali, ma il coordinamento resta una sfida. La presenza di leggi istitutive dei garanti regionali diverse tra loro può costituire, a suo avviso, un punto critico?
In generale questa è la sfida che il federalismo porta con sé. Noi ora stiamo considerando l'ambito inerente i minori ma in realtà il problema interessa altri aspetti. La tutela di molti diritti sociali è demandata alla competenza regionale. È evidente che ci deve essere una forma di collaborazione tra il livello nazionale e i livelli regionali, tenendo conto che l'assetto costituzionale prevede che a livello nazionale devono essere definiti i livelli essenziali delle prestazioni concernenti tutti i diritti civili e sociali mentre a livello regionale questi diritti possono essere garantiti anche oltre i livelli essenziali. Questo esige una forma di stretta collaborazione tra i livelli regionali e il livello nazionale, che dovrebbe garantire una tutela uniforme di alcuni diritti per tutti sulla base di criteri omogenei e poi invece dare luogo a differenziazioni su base regionale dove emergano le differenze che ci sono da regione a regione, i diversi bisogni e le diverse aspettative che i vari territori possono presentare. Si tratta di un problema centrale, molto avvertito, che riguarda, ripeto, non solo i minori ma tutti gli ambiti in cui sono in gioco i diritti sociali.
Nel nostro Paese sono stati fatti diversi passi avanti in tema di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza; ne è un esempio la recente approvazione della legge che riconosce ai figli naturali gli stessi diritti di quelli legittimi. Quali sono, a suo avviso, gli ambiti sui quali la nostra legislazione dovrebbe intervenire con più urgenza per garantire una piena ed effettiva tutela di tutti i minori?
Un ambito su cui occorre intervenire è quello che riguarda i minori stranieri, in particolare i minori stranieri non accompagnati, per i quali c'è una legislazione che non facilita l'integrazione, soprattutto nel momento in cui i giovani raggiungono la maggiore età. Il principio del best interest, cioè dell'interesse prioritario dei minori, in questo caso non viene salvaguardato, anzi in qualche modo viene pregiudicato. Per quanto riguarda poi i problemi più generali, si deve necessariamente fare un salto dai diritti riconosciuti sulla carta ai diritti effettivamente garantiti. Pensiamo ad esempio al diritto all'istruzione: si tratta di un diritto garantito in tutte le forme e i modi dalla nostra Costituzione e dalla legislazione, che nella prassi, però, subisce tutti i problemi legati alle difficoltà economiche e alle risorse pubbliche scarse. Altri problemi diffusi nel passato forse oggi sono risolti, almeno a livello generale: così ad esempio il lavoro minorile, anche se a questo proposito va detto che ci sono delle sacche legate ad alcune realtà straniere in cui il fenomeno è ancora vivo nel nostro Paese, quindi qualche intervento si potrebbe fare. Ad ogni modo il problema principale è nel passaggio dalla garanzia formale dei diritti alla garanzia sostanziale, di fronte alla quale c'è il vecchio problema che alcuni diritti sono finanziariamente condizionati, cioè si possono garantire fino a quando ci sono le risorse. Ma dato che le risorse vengono distribuite in base a delle scelte politiche si rischia di creare un corto circuito. Se i diritti dei minori sono i diritti che devono prevalere su tutti, come affermano i documenti internazionali che riguardano l'infanzia e l'adolescenza, vuol dire che in termini di scelte politiche questi diritti devono essere i primi a essere garantiti.
(Barbara Guastella)