Didattica a distanza durante il lockdown in Italia, studio Unicef-Irc-Università Cattolica del Sacro Cuore

La didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19: l’esperienza italiana è il nuovo studio realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per indagare le esperienze di bambini e genitori con la didattica a distanza durante il lockdown causato dall’emergenza Coronavirus in Italia.

La ricerca, basata sulla somministrazione di questionari a 1.028 famiglie in tutta Italia, sottolinea l’importanza di avere accesso a una connessione Internet stabile e a buon mercato, così come a dispositivi digitali di alta qualità che supportino le videochiamate e le piattaforme educative digitali, affinché tutti i bambini possano beneficiare della didattica a distanza.

Secondo i dati dello studio, circa il 27% delle famiglie italiane ha riferito di non aver posseduto tecnologie adeguate durante il lockdown, mentre il 30% dei genitori ha riportato di non avere avuto tempo a sufficienza per sostenere i propri figli con la didattica a distanza. Il 6% dei bambini dello stesso campione non ha potuto partecipare alla didattica a distanza organizzata dalle scuole a causa di problemi di connettività o per la mancanza di dispositivi.

«Il Governo italiano – si legge nel sito dell’Unicef - ha immesso una quantità sostanziale di risorse per sostenere la didattica a distanza durante il lockdown; il 46% delle famiglie intervistate ha ricevuto nuovi dispositivi digitali dagli istituti scolastici frequentati dai loro bambini e una famiglia su quattro ha ricevuto un abbonamento a internet per accedere alla didattica a distanza».

La condizione di lockdown e le attività di apprendimento online hanno fatto sì che i bambini utilizzassero le tecnologie digitali con maggior frequenza rispetto a prima, ossia con un considerevole aumento di 4-5 ore di connessione al giorno rispetto al periodo precedente al lockdown: «questo aumento può essere direttamente attribuito alla didattica online, mentre il tempo dedicato ad attività non scolastiche è stato ridotto a sole 2, 3 ore rispetto agli anni precedenti, forse a causa di un affaticamento causato dall’uso dello schermo durante il lockdown e dalle attività di didattica a distanza. Sebbene i genitori possano essere preoccupati per il maggiore tempo passato davanti ad uno schermo da parte dei loro figli, il rapporto sottolinea che le ore trascorse online in attività extra scolastiche possono essere state l’unica opportunità per loro di mantenere un senso di normalità  attraverso il contatto con gli amici, rilassandosi o addirittura facendo esercizio fisico».

Molti studenti che hanno risposto ai questionari hanno dichiarato di essere entusiasti e ottimisti riguardo alla didattica a distanza e hanno avuto fiducia nella loro capacità di adattamento. Tuttavia i più giovani (di età compresa tra i 10 e gli 11 anni) hanno mostrato una maggiore tendenza a preoccuparsi delle proprie capacità di riuscire a farlo, un dato questo che segnala la necessità di fornire un supporto aggiuntivo a questi studenti, che potrebbero avere competenze digitali più deboli e meno esperienza con un ambiente di apprendimento formale.

Rispetto ai bambini e ai ragazzi, i genitori tendono ad esprimere maggiore preoccupazione per l’impatto del lockdown sull’apprendimento dei figli. L’82% desidera che le scuole integrino più attività educative per favorire l’interazione tra gli studenti e auspica maggiori linee guida su come sostenere l’apprendimento a distanza e il benessere psicologico dei bambini.

Ciononostante i genitori hanno notato spazi di crescita nella vita scolastica dei loro figli durante il periodo di lockdown: il 61% ritiene che i figli siano diventati più bravi a organizzare le loro attività scolastiche rispetto al periodo pre-chiusura e più del 70% ha riferito che i ragazzi hanno acquisito autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per la scuola.

Lo studio, condotto nel giugno 2020 nell’ambito di un progetto realizzato in 11 paesi europei e coordinato dal Joint Research Center della Commissione Europea, contiene anche una serie di raccomandazioni: fra queste, fornire alle famiglie di tutta Italia risorse aggiuntive e una migliore connettività per garantire che l’apprendimento digitale a distanza sia accessibile a tutti i bambini, specialmente quelli provenienti da famiglie povere ed emarginate; garantire l’accesso ai dispositivi digitali, in particolare per le famiglie più numerose; incoraggiare gli insegnanti e gli assistenti a fornire ai bambini più piccoli un maggiore sostegno per beneficiare pienamente dell’apprendimento digitale a distanza.

La pubblicazione è disponibile sul sito del Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, nella pagina dedicata.