Convenzione Onu e pari opportunità

01/12/2008

A diciannove anni dall'approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dei bambini, si riflette sull'attualità del documento, soffermandosi sul concetto di “pari opportunità fra generazioni”.

Diciannove anni fa, il 20 novembre 1989, veniva approvata la Convenzione internazionale sui diritti dei bambini.
Documento internazionale di riferimento in materia di diritti dei fanciulli, la Convenzione ancora oggi invita a riflettere sull'attenzione che il mondo adulto dedica ai più piccoli, non più soltanto oggetto di tutela, ma soggetti di diritti, protagonisti della vita familiare, scolastica, sociale e politica.
Valerio Belotti, coordinatore delle attività scientifiche del Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, si sofferma sull'attualità del documento, concentrandosi sul concetto di “pari opportunità fra generazioni”.

“La Convenzione credo sia importante non tanto o non solo perchè richiama gli adulti all'ascolto della voce dei bambini, perchè richiama l'esigenza che le bambine e i bambini partecipino alle decisioni familiari oppure scolastiche oppure della città in cui vivono, ma perchè “svela” il fatto che i bambini contribuiscono, accanto agli adulti, alla costruzione della società e della cultura in cui vivono, alla vita quotidiana a cui partecipano.
La Convenzione … non fa altro che invitarci a riconoscere i diritti dei bambini come tratti originari e costitutivi delle relazioni fra generazioni”.

Da queste premesse prende avvio una riflessione sulle relazioni fra generazioni adulte e bambini.
“E' indubbio che oggi, almeno nelle società occidentali, l'immagine dei bambini sia segnata da forti ansietà adulte e che il principale messaggio della Convenzione raccolto dalle opinioni pubbliche occidentali sia quello della protezione dei bambini da condizioni sempre più ampie di rischio e di pericolo.
Una vera e propria “ansia da rischio” verso i bambini sembra caratterizzare gli atteggiamenti e i comportamenti degli adulti verso i bambini. Un'ansia che i media contribuiscono a radicare con delle periodiche campagne di allarme sociale che hanno come soggetti o oggetti i bambini”.

Come si può superare questo diffuso atteggiamento “protezionistico” nei confronti dei più piccoli, promuovendo, invece, la partecipazione attiva dei bambini alla vita familiare, scolastica, sociale e politica, senza negare il loro bisogno di cura?
“Questa è sicuramente una delle principali sfide che possono essere poste al mondo adulto ed alla democrazia ... Il mondo dei bambini si presenta spesso ai più come un mondo altro, sconosciuto, straniero. Ed è su questa comprensione che si giocano i diritti dei bambini: nella comprensione su come i bambini stessi nella relazione con gli adulti e con altri bambini, costruiscono la loro e la nostra vita quotidiana. E' qui che l'antropologia, ma le scienze sociali in genere possono, con l'aiuto e il coinvolgimento dei bambini, dare un contributo originale e di ricerca, soprattutto in ambito etnografico, con gli strumenti dell'osservazione e dell'ascolto. Rendendo i bambini protagonisti di questa comprensione, nelle forme e con le competenze a loro riconosciute e a loro da riconoscere.
Come non mai, quindi, anche sulle questioni che pongono i bambini, la questione di una nuova democrazia è una questione di riconoscimento e di comprensione delle differenze. Ma anche di sostegno delle differenze. E' per questo che occorre assumere ed approfondire il concetto di pari opportunità tra le generazioni”.

Qui entra in gioco il ruolo delle politiche sociali.
“I bambini, come gli anziani, sono un bene comune verso cui le politiche sociali sono chiamate a sostenere il benessere, a sventagliare le opportunità di crescita, a contrastare le spinte alla familizzazione o alla privatizzazione familiare dei bambini”.