Commissione infanzia, indagine su minori e media

11/01/2012

Educazione ai media nelle scuole, formazione di genitori e insegnanti, intervento deciso dello stato nella regolamentazione dei media e un codice di tutela dei minori organico sono queste alcune delle conclusioni a cui è giunta l'Indagine conoscitiva sulla tutela dei minori nei mezzi di comunicazione realizzata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. L'indagine è stata avviata nel 2008  alla luce della sempre crescente popolarità di internet  tra bambini e adolescenti e della quotidiana esposizione dei minori ai media vecchi e nuovi.

A tal proposito la commissione si è occupata della tutela dei minori nei media da un duplice punto di vista: da una parte un'azione positiva per far sì che i media favoriscano, a differenza da quello che in parte accade oggi, “una corretta crescita psicologica del bambino”, dall'altra un'azione di tutela per proteggere l'immagine dei minori nei media salvaguardandone la dignità.

L'indagine è anche il risultato di numerose audizioni con molte delle associazioni, istituzioni, aziende e centri di studio che si occupano di infanzia e adolescenza, dall'AESVI  alla Microsoft, dalla Polizia Postale al Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori.

Con l'idea di sottolineare i rischi di un'esposizione eccessiva dei minori ai media, ma di evidenziarne anche le opportunità di crescita intellettuale e culturale offerte da un utilizzo positivo degli stessi, la Commissione ha analizzato i singoli media singolarmente pur  non ignorando l'ormai inevitabile convergenza mediale  dovuta alle nuove tecnologie.

La tv è il medium al quale l'indagine dedica più spazio e al quale riserva anche un maggior numero di critiche, infatti sempre di più si trova a supplire a una comunicazione familiare spesso assente, una tv quindi che fa quasi da baby sitter ai bambini ma con esiti pessimi visto che molti programmi come fiction, cronaca nera dei notiziari e reality show contengono spesso immagini di violenza gratuita,  turpiloquio e giustizialismo superficiale.

Altri contenuti dannosi per i minori sono le scene sessuali che potrebbe causare, secondo alcuni epserti sentiti dalla Commissione, una «precocizzazione della sessualità» e gli spot di cibi e bevande che diffondono comportamenti alimentari dannosi per la salute, secondo l'Osservatorio dei Pavia ogni cinque minuti i bambini italiani subiscono uno spot alimentare. A questo proposito il presidente del Comitato Media e Minori, audito anche dalla commissione, ha ricordato che  l'Italia è stato richiamata dall'Ue a causa del decreto  legislativo n. 44 del 16 marzo 2010, che consente la tra­smissione televisiva di  programmi gravemente nocivi per i minori (pornografia e violenza efferata) nella fascia diurna di programm­azione televisiva in contra­sto con la direttiva europea sui servizi Media e audiovisivi.

Al contrario la tv potrebbe veicolare contenuti positivi trasformandosi da “da strumento di raccolta pubblicitaria a mezzo di promozione intellettuale ed emotiva del bambino ” , per esempio rifacendosi alla Carta di Roma del 2011 che invita gli stati membri dell'UE a rafforzare attraverso l’educazione, i media e lo sport la promozione della tolleranza e della non discriminazione.

Internet e  i social network, spesso temuti perchè poco conosciuti, sono un terreno di sfida perchè da una parte ci sono i rischi a cui i bambini sono esposti ovvero sostituire le relazioni virtuali a quelle reali e l'esposizione a contenuti sessuali inadatti ai bambini. Un'eccessiva esposizione ad internet può creare problemi se non accompagnata da una consapevolezza dello strumento che spesso è sconosciuto anche ai genitori e in una famiglia, dove la comunicazione è scarsa o assente, internet può supplire con la comunicazione virtuale a quella personale. In realtà secondo la ricerca Eukids Online del 2011 l'87% di ragazzi tra gli 11 e i 16 anni interagisce on line con persone che già conosce nella vita reale.

Non solo, secondo la stessa ricerca sviluppata all'interno del  programma Safer Internet, l'Italia sarebbe  un paese “a basso uso e a basso rischio”: in pratica bambini e ragazzi italiani sarebbero meno a rischio  soltanto perchè utilizzano di meno il web, ma questa ignoranza porta ad una scarsa conoscenza della rete che produce a sua volta insicurezza ed espone i ragazzi a inutili rischi.

L'Italia risulta invece molto avanzata, secondo l'indagine, nel contrastare la pedopornografia on line grazie all'azione della Polizia Postale e alla normativa in cui sta per essere introdotto il reato di grooming, ovvero l'adescamento dei minori attraverso internet o il cellulare.

Il corposo quadro giuridico al quale è dato grande spazio nell'indagine e che prende avvio dalla Convenzione di New York passando dalla normativa europea per approdare a quella italiana mette in luce i punti di forza e di debolezza della tutela dei minori nei media. Molti degli ambiti sono già ampiamente normati altri meno, ma lo sono invece a livello europeo: basta pensare al caso della tv che in Italia è poco normata mentre gli esempi europei sono possono essere d'aiuto, per quanto riguarda la pedofilia on line invece il nostro paese è sufficientemente normato ma manca una cooperazione internazionale per contrastare questo fenomeno che è assolutamente sovranazionale.

Da queste constatazioni la commissione definisce la necessità di una tutela organica dei minori sia con un codice di tutela che raccolga tutte  le norme esistenti in materia di minori e media, sia con l'individuazione di un'unica figura che concentri tutte le funzioni e i poteri in materia di tutela dei minori che potrebbe essere per la commissione quella del Garante nazionale per l'Infanzia.

Inoltre la Commissione infanzia e adolescenza invita lo Stato a tornare a esercitare anche nella comunicazione le funzioni legislativa, esecutiva e giudiziaria legiferando, facendo applicare le leggi e condannando i trasgressori della legge e questo si rende sempre più necessario data la conclamata inefficacia dei codici di autoregolamentazione.

Gli altri interventi indicati nelle conclusioni dell'indagine sono per la tv l'adesione alla Direttiva europea sui Servizi di Media Audiovisivi che stabilisce che “le trasmissioni televisive […]  non contengano alcun programma che possa nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, in particolare programmi che contengano scene pornografiche o di violenza gratuita”.

A seguire il richiamo alla necessità di un'educazione ai mezzi di comunicazione per far sì che bambini e ragazzi possano utilizzare i media in maniera responsabile e sicura, questa educazione compete a tutta la società ma in particolar modo alla scuola.

Educazione ai nuovi media, quindi, ma anche alla tv, a leggere gli spot pubblicitari e la pubblicità nascosta nei prodotti.  

Inoltre affinchè non si crei un gap tecnologico e di competenze tra ragazzi e adulti è necessario formare anche i genitori e aggiornare a proposito di mezzi di comunicazione gli insegnanti, spesso completamente spiazzati di fronte alle nuove tecnologie.

Nonostante i tanti rischi evidenziati dalla commissione a proposito dell'esposizione ai mezzi di comunicazione la media education può essere la chiave di volta per fornire a ragazzi e adulti conoscenza del mezzo e consapevolezza “per consentire al l'Italia di recuperare il gravissimo ritardo accumulato in questo campo rispetto a molti Paesi europei ”. (francesca conti)

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