Bambini più uniti grazie al cooperative learning

27/06/2014 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Prosegue il nostro viaggio nelle 13 città riservatarie coinvolte nel Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti, che oggi fa tappa a Firenze. A raccontare l'esperienza della sperimentazione nella realtà fiorentina è Eleonora Dolara, operatrice scuola.

Il progetto - promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la collaborazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la partecipazione dell'Istituto degli Innocenti di Firenze – ha coinvolto le 13 città (oltre a Firenze, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) in varie attività realizzate nelle scuole e nei campi, con l'obiettivo di favorire l'integrazione scolastica e l'inclusione sociale dei bambini e degli adolescenti rom, sinti e caminanti. Per approfondimenti sui suoi contenuti si rinvia alla sezione dedicata di questo sito.

Qual è la condizione abitativa e sociale delle famiglie rom che vivono a Firenze?

La maggior parte vive in villaggi, una minoranza in appartamenti.

Il progetto ha previsto, fra le altre cose, laboratori e altre attività nelle scuole incentrate sul cooperative learning. Lavori di gruppo che hanno coinvolto tutti gli studenti, rom e non rom. C'è integrazione fra i bambini in classe?

Non ho riscontrato problemi particolari con i bambini rom. I problemi, in generale, sono legati alle personalità difficili di alcuni bambini, a prescindere dal Paese di provenienza: ci sono alcuni alunni, sia fiorentini che rom, che fanno fatica a stare in classe e integrarsi nel lavoro di gruppo; spesso sono i primi ad avere queste difficoltà. Il lavoro fatto grazie al progetto ha favorito l'inserimento di tutti gli alunni con maggiori difficoltà. La classe che ho seguito, la primaria Locchi dell'Istituto comprensivo Pirandello, è caratterizzata dalla presenza di personalità molto forti, quindi il lavoro svolto richiede tempi più lunghi e per avere risultati più efficaci deve essere consolidato.

Qual è l'atteggiamento degli alunni verso gli stereotipi?

Nelle primarie il pregiudizio, se c'è, riflette quello degli adulti. Non ho riscontrato grandi pregiudizi nei bambini, piuttosto una separazione tra maschi e femmine. All'inizio gli alunni rom tendevano a fare gruppo tra loro, ma con il passare del tempo si sono integrati nella classe.

Quali attività hanno svolto i bambini durante i laboratori?

Gli alunni hanno partecipato, in classe, a laboratori di musica e di giocoleria. Le attività nei villaggi sono state mirate al sostegno nello svolgimento dei compiti, ma non solo. Una delle varie iniziative portate avanti nei contesti abitativi delle famiglie rom, ad esempio, è l'attività di informazione sui rischi legati alla combustione dei materiali e sullo smaltimento dei rifiuti gestita dai medici di Medu, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale.

Gli studenti hanno incontrato difficoltà nello svolgimento dei lavori di gruppo?

Gli alunni non hanno incontrato difficoltà e hanno mostrato grande entusiasmo nello svolgimento dei lavori di gruppo. Le attività di cooperative learning abbassano il livello di ansia da prestazione scolastica, già molto presente nei bambini delle primarie.

Com'è il rapporto tra le famiglie rom e le altre famiglie?

Non c'è rapporto tra le famiglie fiorentine e le famiglie rom, perché mancano momenti di incontro.

Il progetto ha coinvolto figure professionali diverse: operatori, insegnanti, dirigenti scolastici, docenti e altri esperti. Com'è andato il lavoro di rete tra tutti questi soggetti?

È andato abbastanza bene, anche se sarebbe stato necessario un maggiore coordinamento.

Quali sono i principali punti di forza e le criticità della sperimentazione?

Un punto di forza è rappresentato dal fatto che il progetto si è inserito in una realtà in cui i servizi funzionano benissimo, in una rete che ha già consolidato un ottimo rapporto scuola-famiglia. Un altro punto di forza è il coinvolgimento dei docenti nella formazione: il progetto ha stimolato gli insegnanti ad assumere nuovi punti di vista nel loro modo di insegnare e di creare gruppo classe. Punti critici sono alcune difficoltà di coordinamento all'interno del progetto e il fatto di non aver previsto tempi più ampi per avere dei risultati.

(Barbara Guastella)