Asili nido: Italia a due marce?

26/05/2009

Nord e Sud distanti nei servizi all'infanzia, e ancora lontani dagli standard europei: questo sarebbe il quadro in 19 grandi città italiane secondo lo studio della fondazione Civicum. Nei Comuni analizzati emergono grandi differenze tra nord e meridione per quanto riguarda la rilevanza degli asili nido pubblici nelle politiche, il costo dei servizi, la disponibilità dei posti, il costo per gli utenti.

Nella sua presentazione, Civicum li sintetizza nella frase: Asili nido, la "sfortuna" di nascere al Sud.

Nelle città  prese in esame attraverso una serie di schede di rilevazione elaborate dal Politecnico di Milano (coprendo una popolazione di 9,4 milioni, il 16% di quella italiana), i bambini tra 0 e 3 anni potenziali fruitori degli asili nido sono circa il 3,5% dei residenti. In alcuni Comuni, come Napoli e Palermo, i minori di 3 anni superano il 4%, in altri – come Cagliari – sono appena il 2,5%. Il dato più rilevante riguarda le possibilità di accedere agli asili nido comunali o convenzionati: rispetto a un obiettivo europeo del 30%, solo il 14,6% nella fascia 0-3 trova un posto. Ma il valore medio non rispecchia la situazione: nelle città del Sud la percentuale crolla al 3,6% (Palermo) e al 2,9 % (Napoli). Bologna e Firenze, invece, sono quasi in Europa: rispettivamente col 27,6% e il 24%. “Quasi” in Europa, però, perchè le eccellenze continentali rimangono lontane: a Berlino il 40% dei bambini trova un posto, a Madrid oltre il 35%.

L'analisi della spesa per residente tra i 0 e i 3 anni arricchisce il quadro (e il divario). La media per Comune è di 1.242 euro, ma la forbice tra regioni settentrionali e meridionali è davvero ampia: se Trento spende quasi 2.500 euro per bambino, dall'estremità opposta ci sono Campobasso, Palermo e Napoli con circa 500 euro (il capoluogo campano maglia nera con soli 343 euro). La forbice taglia praticamente a metà lo stivale: nelle città dell'Italia centrosettentrionale la spesa media oscilla sui 1500 euro, al Sud invece si ferma a 577.
Se passiamo poi all'efficienza nella gestione, cioè alle spese correnti impegnate per ciascun asilo in rapporto al totale dei posti disponibili, in Italia per ogni posto all'asilo si spendono 8.775 euro. Il dettaglio svela però un paradosso. Infatti le città dove si spende meno e dove gli asili nido hanno minore disponibilità - come Napoli e Palermo - sono quelle con costi di gestione esorbitanti: quasi 12mila euro per posto, con ovvie ripercussioni sulla qualità del servizio.

È più difficile accostare i costi per l'utente, visto che ciascun comune adotta fasce contributive e tariffe proprie. Civicum però segnala che una famiglia di 3 persone con un reddito lordo intorno ai 45 mila euro annui, a Trento e Bolzano spenderebbe 400 euro per affidare il figlio all'asilo nido, a Roma circa 150 e a Napoli 100. La media, nelle 19 città prese in esame, è di 284 euro.

La qualità del servizio deriva anche da altri fattori come il numero di bambini seguiti da ciascun educatore, la flessibilità oraria, la continuità del servizio nei mesi estivi, i servizi per i portatori di handicap. Per quanto attiene il numero degli educatori, la media è di 22 ogni 100 bambini, con punte massime a Cagliari (40 ogni 100 bimbi) e situazioni critiche a Potenza (16) e Campobasso (11). Sempre il Sud maglia nera per la disponibilità oraria: a Potenza e Napoli solo 7 ore, contro le 10,5 di Milano, Brescia, Firenze, Bolzano e Bologna e le 11 di Trento. Su scala europea tutte le città considerate, indistintamente dalla nazione di appartenenza (Spagna, Inghilterra, Germania, Francia) offrono una maggiore flessibilità nella scelta dell’orario di entrata ed uscita rispetto alla media dei comuni italiani. Sugli altri parametri, l'estate rimane un periodo critico per gli asili nido in tutta Italia, mentre il Nord appare più equipaggiato per le esigenze dei bambini portatori di handicap.

Ultimo elemento di cui rendere conto è l'“impatto” degli asili nido sulla crescita della popolazione infantile: tenendo conto anche dei flussi migratori (che hanno portato a una crescita della natalità negli ultimi anni), nel periodo 2001-2007 la popolazione infantile tra i 0 e i 3 anni è aumentata del 6%, facendo crescere anche la domanda di servizi. In alcune città, la crescita ha toccato punte del 20% (Milano) e del 18% (Roma) e, in generale, al Centro Nord, dove i servizi sono migliori, la crescita è superiore al 10%, mentre nel resto del paese è scesa invece del 2,5%. (mf)