Accogliere bambini, biografie, storie e famiglie

17/11/2009

L’accoglienza di bambine, bambini e adolescenti fuori dalla loro famiglia di origine è un fenomeno che tocca corde delicatissime per la società, corde che hanno a che vedere con la dignità delle persone, con la giustizia sociale, la solidarietà e con la capacità della società stessa di tradurre in leggi le proprie convinzioni culturali.

Il quaderno n. 48 del Centro nazionale, appena uscito, tratta delle politiche di cura, protezione e tutela di bambini e ragazzi che si trovano in famiglie in gravi difficoltà. Politiche che devono provvedere soprattutto a un sostegno attivo alla ri-costruzione delle responsabilità genitoriali e dei legami familiari e, nei casi più gravi, a un’adeguata accoglienza temporanea dei bambini nelle forme previste dalla legge 149/2001.
L’allontanamento dalle famiglie di origine può prendere la forma di affidamento familiare (affidamenti a parenti, famiglie o singoli) e di accoglienza in strutture residenziali di “tipo familiare”. È una decisione che coinvolge una costellazione di soggetti, prima di tutto i bambini, ma anche le famiglie, quelle di origine e quelle affidatarie o adottive, gli operatori dei servizi, le autorità giudiziarie minorili.

Per comprendere e quantificare la varietà di casi in cui si concretizza in Italia questo fenomeno, il Centro nazionale ha compiuto un complesso lavoro di monitoraggio che ha cercato di sopperire alla mancanza di un sistema informativo adeguato.
La rilevazione ha interessato non solo gli aspetti quantitativi relativi al fenomeno e agli atti normativi e amministrativi che lo governano a livello locale, ma ha cercato di ottenere anche e soprattutto elementi qualitativi attraverso l’analisi delle esperienze considerate più significative e grazie alla relazione diretta con gli attori principali dell’attuazione della legge: dirigenti e funzionari regionali, presidenti dei tribunali per i minorenni, garanti regionali per l’infanzia (dove costituiti e nominati), operatori dei servizi locali sia pubblici sia del privato sociale.

Questa impostazione della ricerca, orientata al confronto e alla collaborazione, alla discussione e alla riflessione condivisa, risente molto della spinta propulsiva delle politiche per l’infanzia attuate alla fine degli anni Novanta e che hanno avuto nella legge 285/1997 il loro punto di riferimento.
La legge 149 del 2001 è stata vissuta come uno strumento fondamentale per continuare a occuparsi di bambini in modo innovativo, proiettando finalità e professionalità all’interno di un più ampio processo di riforma del welfare sentito come ancora vivo nonostante le difficoltà e le battute d’arresto derivate, poi, sia da mutamenti nella legislazione sia dalla scarsità di risorse economiche dedicate.

Le criticità vissute da questo percorso a livello nazionale si sono riflesse in un panorama regionale e locale che già molto vario e disomogeneo per sua natura ha attuato le politiche di protezione previste dalla 149 con risultati molto diversi sul piano dell’efficacia e della sistematicità, sebbene con alcune costanti riconoscibili: l’impegno normativo per la tutela dei diritti dei bambini, l’utilizzo di strumenti di indirizzo e regolazione, la ricerca di forme di progettazione personalizzata.

I dati raccolti da questo complesso monitoraggio della legge 149 danno atto a diversi livelli di un’accresciuta sensibilità verso il bambino come protagonista sociale e verso le sue necessità relazionali, di un abbassamento della soglia di “tollerabilità sociale” verso le situazioni di forte pregiudizio dei bambini, dell’affermarsi della prassi dell’affidamento familiare.
Dati che sottolineano anche la necessità di riproporre alcuni obiettivi fondamentali come quello di potenziare il sostegno alla genitorialità e i servizi mirati al ricongiungimento familiare dopo gli allontanamenti. Questo nell’ottica di tutelare prima di tutto i legami familiari esistenti, per quanto deboli, e di evitare l’allontanamento se non indispensabile.
Per arrivare a questo occorre realizzare a livello nazionale un contesto culturale e amministrativo meno frammentato per linguaggi, strumenti e procedure, così da consentire sempre più lo scambio, l’interazione e la crescita omogenea delle diverse realtà territoriali e ridurre le disuguaglianze di opportunità di vita dei bambini nati in territori diversi.
A sostegno di tutto questo è fondamentale rinnovare la cornice normativa perché possa rispondere adeguatamente alle criticità emerse in questi anni e «rilanciare l’esercizio di un “welfare bambino”».

Il quaderno è acquisibile in formato pdf dal link indicato in calce
Si può richiederne copia gratuita (salvo l’eventuale contributo per la spedizione) a:
Segreteria del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza
Piazza SS. Annunziata, 12 - 50122 Firenze
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