Il Buon Inizio per combattere le disuguaglianze educative fin dalla nascita

copertina della pubblicazione Il Buon Inizio

È online il report Il Buon Inizio. Il Sistema Integrato Zerosei in Italia: l’esperienza del progetto nazionale. La pubblicazione racconta tre anni di esperienze, risultati, sfide e buone pratiche del progetto Il Buon Inizio - Crescere in una comunità educante che si prende cura, con uno sguardo concreto alla costruzione del sistema integrato zerosei in Italia, come previsto dal decreto legislativo 65/2017.

Il progetto, promosso da Save the Children e selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, si è svolto a Moncalieri, Tivoli, Locri e San Luca, con l’obiettivo di contrastare le disuguaglianze educative fin dalla prima infanzia, soprattutto nei territori più fragili del nostro Paese.

Il Buon Inizio ha previsto la creazione di hub territoriali nei quattro comuni interessati, veri e propri “ecosistemi educanti” dove scuola, servizi sanitari e sociali e comunità hanno lavorato insieme per prendersi cura dei più piccoli e delle loro famiglie. Gli hub hanno offerto attività educative per le bambine e i bambini da zero a 6 anni, azioni a supporto dei genitori, come percorsi di orientamento ai servizi territoriali e accesso ai servizi di ascolto e sostegno legale, oltre ad iniziative culturali gratuite rivolte a tutta la comunità.

Valore aggiunto del progetto, l’ampia collaborazione con le realtà del territorio, sia sociali che educative, con laboratori, eventi e molte altre attività per costruire una comunità educante e di cura in grado di contrastare le disuguaglianze fin dalla nascita attraverso l’intervento educativo precoce.

Il Buon Inizio ha coinvolto 2.250 bambini da zero a 6 anni, quasi 1.700 genitori o adulti di riferimento, circa 400 insegnanti ed educatori e più di 420 operatori.

«Gli hub de Il Buon Inizio – si legge nella pubblicazione - hanno generato un cambiamento nel tessuto sociale delle città in cui sono stati attivati. Hanno avvicinato le famiglie ai servizi, offerto opportunità educative, attivato sinergie con gli interlocutori locali, generato alleanze, proposto un modo nuovo di fare ed essere comunità. Tutto questo è stato possibile perché i diritti e i bisogni di bambine, bambini e famiglie sono stati messi al centro a partire dalla fase di progettazione dell’intervento. Al centro di un intervento di rigenerazione del tessuto “umano” dei territori prima che sociale e culturale, dove prima dell’intervento progettuale, parole come salute psico-fisica, alimentazione adeguata, genitorialità responsiva, apprendimento precoce, protezione e sicurezza erano proclami vuoti di contenuto e difficilmente comprensibili».

Si può consultare il report sul sito di Save the Children. 

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