Affronta un tema importante ma ancora poco studiato come quello dell’abitare solidale il volume Coabitazioni solidali. Politiche, programmi e progetti, a cura di Giuliana Costa, professoressa associata di sociologia generale al Politecnico di Milano, e Francesco Andrea Minora, dottore di ricerca in pianificazione territoriale. Un tema che riguarda anche le relazioni intergenerazionali e interessa, da vicino, i care leavers, ragazzi in uscita da percorsi di accoglienza in comunità o in affido che al compimento dei diciotto anni si trovano spesso soli e disorientati, senza una casa, un lavoro o un sostegno sociale adeguato. Un capitolo del libro – intitolato Care leavers, l’abitare dopo la tutela sociale - è dedicato proprio a loro, giovani per i quali la dimensione abitativa gioca un ruolo particolarmente delicato e significativo.
Il capitolo – a cura di alcuni rappresentanti dell’associazione Agevolando (il presidente Federico Zullo, e Katia Dal Monte, Maria Chiara Vita Finzi e Sara Galli) - scatta una fotografia sull’essere care leavers, arricchita da dati e numeri, a beneficio di chi non conosce il fenomeno.
«Gli autori – si legge nel sito dell’associazione - sottolineano come l’abitare diventa un passaggio chiave per questi ragazzi, segnando l’accesso al mondo adulto dove la mancanza di supporto abitativo è una delle principali sfide. Non facile perché si scontra con i problemi nel mercato immobiliare e delle locazioni, discriminazione e difficoltà economiche date anche da un mercato del lavoro segnato dalla precarietà».
Il capitolo presenta anche alcuni progetti di coabitazione solidale promossi da Agevolando per fornire soluzioni abitative partecipate per i care leavers, con il coinvolgimento di volontari e professionisti. Iniziative che hanno l’obiettivo di facilitare la transizione all’età adulta attraverso il supporto abitativo, l’assistenza burocratica, la formazione e la creazione di reti di sostegno. «Nella riflessione non si nascondono le criticità dei progetti, in particolare la precarietà del supporto dei volontari e la dipendenza da finanziamenti a breve termine. Per questo motivo si evidenzia la necessità di reti di attori sociali per affrontare in modo più efficace le sfide abitative dei care leavers».
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