S’intitola Come stai? la tredicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, una fotografia delle condizioni di vita dei bambini e dei giovani nel nostro Paese da cui emerge il forte impatto delle disuguaglianze socioeconomiche, educative e territoriali sulla salute e il benessere psicofisico delle nuove generazioni.
La pubblicazione - ricca di dati, mappe e interviste - evidenzia l’intreccio tra disuguaglianze e salute che la pandemia ha amplificato, e i tanti, troppi volti diversi di un servizio sanitario che spesso è “nazionale” solo sulla carta, per i gravi divari territoriali.
«Il Servizio sanitario nazionale – si legge nel sito di Save the Children - è caratterizzato da elevate professionalità, qualità delle cure e una forte inclusività, tutte caratteristiche che pongono ancora oggi l’Italia tra i Paesi più avanzati al mondo in termini di tutela della salute dell’infanzia. Tuttavia, nella ripartizione dei fondi pubblici per la salute, solo il 12% è impiegato nella prevenzione e nella medicina di base, che sono invece fondamentali per la salute delle bambine e dei bambini nel medio e lungo periodo».
L’Atlante si sofferma anche sugli effetti della pandemia nel biennio 2020-2021. In quell’arco temporale le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, e si è verificata una drastica diminuzione delle diagnosi di tumore pediatrico, che si sono ridotte del 33% nel 2020. Già prima del Covid-19, inoltre, il numero dei consultori familiari si era andato assottigliando: tra il 2014 e il 2020 c’è stata una riduzione di oltre il 6% del numero di centri attivi e nel biennio 2018-2019 la media di utenti per singola struttura era di 32.325 persone, ben al di sopra dei 20.000 stabiliti dalla legge (34/1996), e con un’ampia disparità territoriale. Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria tra marzo 2020 e marzo 2021 in nove regioni italiane mette in luce un aumento del 39,5% nei ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile. La principale causa è stata l’ideazione suicidaria, seguita da depressione e disturbi del comportamento alimentare: in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti, con regioni che non ne hanno neanche uno - come Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta - e regioni come la Lombardia dove sono 100.
Altri dati rivelano nei primi mesi del 2022 più di uno studente su quattro delle scuole superiori e dell’università ha avuto esperienze di disturbi alimentari, il 15,5% di atti di autolesionismo, mentre il 10% ha fatto uso di droghe e il 12% di alcol in quantità eccessive. Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid-19 e delle uscite per andare a scuola, il 5,6% degli studenti riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche.
L’Atlante è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.
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